4 marzo 2022

La riforma del catasto? Ce la chiede l’Europa

Autore: Direttore Antonio Gigliotti
Cari amici,
a chiedere la riforma del catasto è stata proprio la Commissione Europea, inserendola nel documento Raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2019 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2019 dell'Italia. È forse questo uno dei motivi per il quale il Governo Draghi ha catalogato questa riforma tra quelle imprescindibili. Nel documento infatti si legge:

“Il sistema tributario italiano continua a gravare pesantemente sui fattori di produzione, a scapito della crescita economica. L'elevato carico fiscale sul lavoro e sul capitale scoraggia l'occupazione e gli investimenti. Il bilancio 2019 ha leggermente ridotto la pressione fiscale sui lavoratori autonomi ma, nel complesso, l'ha temporaneamente aumentata sulle imprese. Dato che le basi imponibili meno penalizzanti per la crescita, come il patrimonio e i consumi, sono sottoutilizzate, vi sono margini per alleggerire il carico fiscale sul lavoro e sul capitale senza gravare sul bilancio dello Stato. L'imposta patrimoniale ricorrente sulla prima casa è stata abrogata nel 2015, anche per i nuclei familiari più abbienti. Inoltre i valori catastali dei terreni e dei beni, che costituiscono la base per il calcolo dell'imposta sui beni immobili, sono in gran parte non aggiornati ed è ancora in itinere la riforma tesa ad allinearli ai valori di mercato correnti”.

Per la Commissione Europea, dunque, si rende necessario stabilire un metodo di aggiornamento dei valori catastali degli immobili per rilanciare l’economia, riducendo così il carico fiscale su imprese e lavoro.

Non a caso, la riforma del catasto è inclusa proprio all’interno della Legge Delega per la Riforma Fiscale che prevede anche una rimodulazione delle aliquote IRPEF.

In realtà le cose stanno un po’ diversamente da come sembrano.

Infatti, andando a spulciare qualche numero su documenti ufficiali emerge che il tentativo messo in atto attraverso la riforma del catasto non sia solo quello di massimizzare gli incassi dell’Agenzia delle Entrate attraverso un aggiornamento dei valori catastali degli immobili, ma anche quello di combattere l’evasione fiscale. Per esempio, stando ai dati riportati nelle Statistiche Catastali 2020 pubblicati sul sito dell’Ente emergerebbe che alla prova della foto-identificazione in Italia esistano 1,2 milioni di immobili non censiti, abusivi, censiti in maniera non corretta, o edificabili ma accatastati come agricoli.

Tuttavia, la riforma del catasto non può essere letta in maniera imprescindibile da quella dell’IRPEF.

Nella Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva del 2021 con riguardo al periodo 2014-2018 il MEF stima che proprio nel 2018 l’evasione relativa all'IRPEF sia stata pari a circa 38 miliardi di euro (ovvero il 41 per cento del totale delle imposte evase).

Più che un tentativo di rilanciare la crescita, la strategia sembra quindi quella di tassare il certo per compensare l’incerto, soprattutto proprio nell’ottica delle considerevoli trasformazioni che nell’ultimo decennio hanno riguardato sia la contrattazione all’interno del lavoro sia la digitalizzazione dell’economia.

Ma c’è un altro dato che va considerato e che in questi mesi pare sia sfuggito ai più.

Secondo le proiezioni della Commissione Europea, in Italia mentre aumenta la spesa pubblica per l’assistenza pensionistica, la forza lavoro tra i 15 ed i 64 anni passerà da 25 milioni e 349 mila unità a 22 milioni e 084 unità nel 2050. Un disavanzo di oltre tre milioni di persone che pagheranno le tasse sui redditi da lavoro. Non solo. Stando sempre alle proiezioni fornite dalla Commissione, nello stesso frangente temporale aumenterà la produttività oraria ma diminuirà l’occupazione.

Per questo motivo, la riforma del catasto non può essere ideologicamente letta come una delle premesse della crescita economica, ma molto pragmaticamente come un ulteriore rafforzamento del controllo esercitato dall’Amministrazione Finanziaria sulla proprietà privata del cittadino al fine di massimizzare il gettito per compensare carenze strutturali del sistema.

A partire dalle quasi assenti politiche di incentivo della natalità e le relative ripercussioni sul mondo del lavoro, con la conseguente congenita riduzione marginale del gettito IRPEF al netto delle sforbiciatine di facciata.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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