8 gennaio 2022

Odissea fiscale

Autore: Paolo Iaccarino
1° gennaio 2027. Almeno secondo le intenzioni il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza esaurisce la propria forza propulsiva, ogni operazione prevista dalla strategia di sviluppo viene compiutamente realizzata. Mario Draghi è ormai un nonno a disposizioni delle istituzioni repubblicane, probabilmente in pensione perché già impallinato lungo la strada che doveva condurlo al Quirinale. L’Italia ha un nuovo governo di unità nazionale e l’Amministrazione Finanziaria i superpoteri.

Immaginare il mondo che sarà fra soli cinque anni è un’attività cinematografica, simile a quella svolta da Stanley Kubrick nei giorni in cui partorì l’idea del suo capolavoro. Un esercizio di fantascienza, soprattutto considerando quali sono le odierne intenzioni del MEF in tema di contrasto all’evasione fiscale. Il PNRR, in questo, rappresenta il Cavallo di Troia e la pubblicazione della relazione ministeriale finalizzata ad orientare le azioni del Governo volte a ridurre l’evasione fiscale derivante dall’omessa fatturazione ingenera un certo senso di inquietudine.

Il PNRR, nell’ambito della riforma dell’Amministrazione Fiscale, prevede fra i suoi obiettivi l’incentivazione alla compliance e il contrasto all’evasione fiscale. Una missione ambiziosa. Basterebbe girarsi indietro per comprendere la maestosità dell’obiettivo che l’attuale Governo si pone di raggiungere.

Più grandi sono gli obiettivi, più imponente sarà la forza di fuoco messa in campo per conquistarli. Preso atto dell’inefficacia dei recenti tentativi di riduzione delle transazioni in contante, con la proposta di eliminazione del programma Italia Cashback e la semplificazione della Lotteria degli scontrini, il MEF punta dritto verso le attività di analisi del rischio finalizzate all’individuazione delle posizioni da sottoporre a controllo.

Un mantra ripetuto spesso, ma questa volta le intenzioni sono serie. Nel mentre propone il potenziamento della base l’informativa, da realizzarsi anche mediante l’interoperatività delle banche dati oggi a disposizione, il MEF vuole espressamente un’ulteriore compressione dei diritti alla riservatezza dei dati, per meglio contemperare le esigenze di trasparenza dell’azione amministrativa con quelle di riservatezza del contribuente.

Il MEF, in particolare, continua a lamentarsi di come per le attività di contrasto all’evasione fiscale di maggiore impatto siano ancora in corso le estenuanti interlocuzioni con il Garante della Privacy. Da qui tre proposte shock.

La prima, utilizzare i dati fattura integrati nell’applicazione dell’analisi del rischio. Il MEF evidenza la necessità indifferibile che i dati fattura siano integralmente e direttamente utilizzabili per avviare un’analisi analitica delle operazioni soggette a maggiore rischio di evasione.

La seconda, avviare azioni di data scraping, letteralmente raschiamento, sempre finalizzate all’analisi del rischio, mediante le quali raccogliere massivamente i dati da fonti pubblicamente disponibili, informazioni liberamente accessibili su siti e piattaforme web.

La terza, trasformare parte dell’attività di compliance, oggi eccessivamente onerosa per l’Amministrazione Finanziaria, in uno strumento di accertamento automatizzato ogniqualvolta il contribuente ometta di fornire i chiarimenti richiesti dall’Agenzia delle Entrate.

Alla luce di quanto è stato proposto l’ennesima riduzione alla libera trasferibilità del denaro contante, il cui limite è stato fissato dal 1° gennaio 2022 a 999 euro, appare un’inerzia rispetto al delirio di onnipotenza di cui è stato colpito il MEF. Peccato che, come al solito, i tecnici ministeriali dimentichino che la richiesta di autorità presuppone chiare responsabilità.

Un’attività di controllo così pervasiva, dove l’algoritmo sostituisce l’uomo in ogni sua attività, non può essere attuata con gli attuali meccanismi di tutela riconosciuti al contribuente. Se da un lato si chiedono pieni poteri, dall’altro è necessario concedere altrettante tutele, quali il diritto al contraddittorio preventivo generalizzato, una motivazione “rafforzata” dell’avviso di accertamento alle risultanze del confronto con il contribuente, tempi certi di risposta alle richieste di annullamento e di revisione, decorsi i quali l’atto deve decadere irrimediabilmente.

Ancora una volta viene ripetuto l’errore commesso tante altre volte. L’evasione fiscale si combatte in due. Se un lato si inseriscono ulteriori misure di contrasto, dall’altro è necessario consolidare i diritti dei contribuenti. Come una moderna legge del contrappasso, concedere al contribuente garanzie reali che bilancino la capacità offensiva degli strumenti di accertamento che si vogliono introdurre. Giocare duro, ma giocare alla pari.
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