19 marzo 2022

Riscossione senza idee

Il tempo non cura le ferite

Autore: Paolo Iaccarino
Dopo l’ultima rimessione in termini proposta dal Legislatore per tentare di fronteggiare la valanga di definizioni agevolate che inevitabilmente decadranno dai benefici della Rottamazione-ter e del Saldo e Stralcio a causa della pandemia, ennesimo palliativo che non produrrà risultati concreti, è probabilmente arrivato il momento di affrontare la questione, senza più rinvii. È l’intero sistema della riscossione che ha necessità di una vera riforma.

L’inefficacia delle definizioni agevolate conseguenti al mancato pagamento integrale degli importi dovuti non dovrebbe rappresentare una preoccupazione degli operatori del settore. La perdita dei benefici, loro malgrado, ha conseguenze dirette per i contribuenti incappati nella decadenza e, semmai, per il tessuto economico. Le disposizioni che regolano l’inefficacia, piacciano o meno, sono comprensibili. Dure, ma eque.

La questione sostanziale è un’altra. La preoccupazione degli operatori del settore dovrebbe orientarsi sul “dopo". Cosa succede dopo la decadenza? Sia per le procedure di Rottamazione-ter e Saldo e Stralcio, che più banalmente per i piani di rateazione ordinaria concessi ai sensi dell’articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, la decadenza si trasforma in una condanna.

In via ordinaria il debitore che decade dal beneficio del termine può nuovamente rateizzare il carico se, all'atto della presentazione della nuova richiesta, le rate scadute alla stessa data sono integralmente saldate. Nessuna possibilità, invece, per il contribuente decaduto da Rottamazione-ter e Saldo e Stralcio. Per loro il pagamento dell’importo dovuto non può essere nuovamente rateizzato, senza eccezione alcuna.

Non possiamo dimenticare che il sistema della riscossione, soprattutto quella relativa all’attività di autoliquidazione del contribuente, ha una duplice funzione. Da un lato assume il ruolo dello Sceriffo di Nottingham, esattore per conto dello Stato, dall’altro assume le sembianze di Robin Hood consentendo, affinché l’intera società ne benefici, la riabilitazione del debitore. Due funzioni strettamente collegate fra loro al punto da divenire inscindibili. Ruolo, il secondo, che lo Stato si è dimenticato di svolgere, sostituendolo con continui rinvii al futuro, come se il tempo potesse, da solo, curare le ferite.

Per questo motivo urge una riforma. Secondo il noto metodo del bastone e della carota il sistema della riscossione deve evolversi verso un modello che conceda a tutti l’opportunità di riabilitarsi, ma a costi variabili e crescenti. Sanzioni, interessi, numero di rate variabili a seconda che si tratti di prima, seconda o terza rateazione dello stesso carico. La possibilità, formalizzata, di consentire l’accollo esterno dei debiti tributari, strumento utile per chi ha davvero l’interazione di saldare il proprio debito.

In altri termini la possibilità di cadere per poi rialzarsi, soprattutto quando a provocare la caduta è la pandemia e il contesto economico generale. Solo a quel punto, dopo aver concesso almeno un’ulteriore possibilità, l’azione esecutiva non avrebbe più scuse.
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