Modalità di determinazione delle sanzioni tributarie - 1^ parte

La disciplina generale in materia di sanzioni amministrative tributarie, di cui al D.Lgs. n. 472/1997, contiene varie disposizioni, rivolte gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, finalizzate alla corretta determinazione del carico sanzionatorio da irrogare o contestare concretamente nei confronti del contribuente che abbia commesso una o più violazioni previste dalle singole leggi d’imposta. Ne fanno certamente parte le disposizioni in tema di recidiva, di concorso e continuazione previste, rispettivamente dagli art. 7 e 12 del citato Decreto, ma anche i principi di legalità dettati dal precedente art. 3, che differenziano notevolmente questa materia rispetto alla disciplina generale delle violazioni amministrative contenuta nella Legge n. 689/1981, ma anche rispetto alla precedente disciplina sanzionatoria tributaria basata su principio di ultrattività espresso dall’abrogato art. 20 della Legge 7 gennaio 1929, n. 4. Peraltro, alcuni di tali istituti sono di estrema attualità, a seguito di alcune sostanziali modifiche apportate dal D.Lgs. 24/09/2015, n. 158, la cui entrata in vigore, inizialmente prevista per il 1° gennaio 2017, è stata anticipata al 1° gennaio dell’anno in corso dalla Legge di Stabilità 2016 (cfr art. 1, co. 133 della Legge 28 dicembre 2015, n. 208). L’anticipata vigenza disposta dalla Legge di Stabilità offre lo spunto per ripercorrere nel dettaglio la disciplina che regola la formazione degli atti sanzionatori dell’Amministrazione Finanziaria, evidenziando anche alcune criticità emerse in seguito alla revisione normativa disposta dal richiamato D.Lgs. n. 158/2015, principalmente in materia di ravvedimento operoso, concorso di violazioni e recidiva.
Il particolare, la prima parte dell’approfondimento viene dedicata al tema della recidiva e al principio di legalità; nella seconda parte si ripercorrerà la disciplina della formazione dell’atto sanzionatorio in applicazione delle norme sul concorso di violazioni e sulla continuazione, mentre l’ultima parte sarà dedicata all’istituto del ravvedimento operoso, il tutto con menzione della revisione normativa di cui al citato D.Lgs. n. 158/2015.