7 gennaio 2021

Ristoranti. Gli indicatori principe

Focus n. 3 - 2020

Pur in presenza di una posizione fiscale della contribuente congrua e coerente con gli studi di settore, partendo dagli stessi dati dichiarati dalla contribuente è legittimo l’operato dell’Ufficio che ha effettuato un accertamento analitico-induttivo dei maggiori ricavi non dichiarati, determinando in base ai quantitativi di materie prime utilizzate, nel periodo in questione, per la produzione del servizio di ristorazione e per il consumo diretto, il numero delle pietanze vendute - considerati gli sfridi, i cali e l'autoconsumo, e senza conteggiare i contorni, gelati, caffè etc.- nonché il corrispettivo per ogni pietanza. E’ questo il principio espresso nella recente pronuncia della Corte di Cassazione n.26951 del 26 novembre 2020, che ci consente di verificare le diverse modalità di ricostruzione dei ricavi nel settore della ristorazione, dove non può dirsi che vi sia un indicatore "principe", ben potendo gli indici rivelatori variare da caso a caso ed essendo compito dei verificatori prima, e del giudice tributario di merito, poi, quello di cogliere i peculiari nessi inferenziali che siano adeguati alla singola fattispecie concreta.
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