Premessa – Non si tratta dell’effetto Fornero, bensì “dell’effetto finestre mobili”, che fanno crollare quasi del 30% le nuove pensioni liquidate nel 2011. Infatti, in base ai dati forniti dall’INPS, le pensioni di vecchiaia e anzianità liquidate nei primi 11 mesi del 2011 sono state 224.856, circa 94mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2010. Una diminuzione del numero degli assegni pensionistici che, commenta il presidente dell’INPS, Antonio Mastrapasqua, “ci attendevamo, ma non in questa consistenza”, parlando di cifre che daranno “sollievo immediatamente alle casse dell’Istituto, assicurando più solidità e tranquillità a chi vede nelle pensioni la serenità del proprio futuro”.
I dati – Il calo più consistente si è registrato per le nuove pensioni di vecchiaia (età anagrafica di 65 anni per gli uomini e di 60 per le donne secondo le regole vigenti fino al 2011, anni però che sono diventati 66 e 61 con l'introduzione della finestra mobile). Ad oggi sono state liquidate appena 94.216 nuove pensioni di vecchiaia, con un calo del 39,4%, mentre è più contenuta la contrazione di quelle di anzianità (20,1%), con gli assegni liquidati nei primi 11 mesi passati dai 163.507 del 2010 ai 130.640 del 2011. Il calo complessivo delle pensioni ha riguardato sia i lavoratori dipendenti (da 191.666 a 134.243, con un -29,6%), sia gli autonomi (da 27.501 a 20.137 per i coltivatori diretti, da 53.416 a 38.107 per gli artigiani, da 46.362 a 32.369 per i commercianti). Ma ciò che salta maggiormente all’occhio è il blocco quasi totale per le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti da maggio 2011, visto che su 46.778 prestazioni oltre 39.000 sono state dispensate tra gennaio e aprile.
I motivi – La motivazione della diminuzione degli assegni pensionistici è riconducibile principalmente a due aspetti, ovvero:
- la finestra mobile (che allunga di 12 mesi per i dipendenti e 18 mesi per gli autonomi, i requisiti per l’accesso al trattamento pensionistico, dopo aver raggiunto età e contributi minimi);
- inasprimento dei requisiti per l'accesso alla pensione di anzianità (almeno 60 anni di età con quota 96 tra età e contributi, a fronte dei 59 e quota 95 del 2010, mentre sono rimasti stabili i 40 anni di contributi a qualsiasi età).
A ben vedere, nel 2011 sono riusciti a pensionarsi solo coloro che avevano già raggiunto i requisiti nel 2010, perché per chi li ha raggiunti quest'anno è scattata la finestra mobile che ha rinviato tutto al 2012. Inoltre, dal prossimo anno scatteranno le regole previste dalla manovra correttiva (addio alle quote per l'anzianità, aumento per l'età di vecchiaia delle donne, cancellazione della finestra mobile, ecc.), ma usciranno ancora con le vecchie regole coloro che hanno maturato i requisiti nel 2011 e sono stati bloccati dalla finestra mobile. Quindi il lavoratore dipendente che ha maturato i requisiti per la pensione a giugno 2011 uscirà a giugno 2012, ancora con la finestra mobile.
Antonio Mastrapasqua – Al riguardo il numero uno dell’INPS spiega che nel 2011 l’età media dell’abbandono dell’attività per anzianità risulta di 58,5 anni per i dipendenti e 59 anni per gli autonomi, per vecchiaia invece è di 62,3 anni per chi ha un contratto di assunzione e di 63,1 anni per chi opera in proprio. “Negli altri Paesi europei - ha continuato Mastrapasqua - si esce dal lavoro più tardi e con tassi di sostituzione molto più bassi. A fronte del nostro 80% rispetto all'ultimo stipendio, in Germania chi va in pensione prende in media il 58,4% dell'ultima retribuzione. Ora il sistema è stato messo in sicurezza».
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