Premessa - Tra le tante novità previste dalla bozza del D.l. Sviluppo, a cui sta lavorando il Governo in questi giorni, si sta valutando la possibilità di anticipare di ben 2 anni il requisito per accedere alla pensione a favore dei professori universitari associati, ovvero quelli di 2ª fascia con espressa esclusione di quelli ordinari. Infatti, tale decreto legge dovrebbe portare il requisito di età da 70 a 68 anni, il quale rappresenta un obbligo e non una facoltà (come alcuni atenei avevano interpretato). Inoltre, è prevista una proroga fino al 31 dicembre 2012 per procedere alle assunzioni del personale universitario nel limite di spesa pari al 50% di quella relativa al personale a tempo indeterminato complessivamente cessato nel 2010.
Prepensionamento – Lo scenario che si sta per verificare tra i docenti universitari associati prevede sostanzialmente una parziale soppressione della Legge Moratti (L. 230/2005) per acquisire in anticipo di due anni il requisito per accedere al diritto pensionistico. Infatti, in questi giorni il Governo sta lavorando sulla “bozza” del D.L. sviluppo, il quale all’articolo n. 140 prevede un anticipo da 70 a 68 anni, con particolare riferimento ai professori associati (di 2ª fascia) escludendo espressamente quelli ordinari (previsti dalla Legge Moratti all’art. 1 c. 17). Tale anticipo porterebbe un bel risparmio alle casse dello Stato, poiché buona parte dei circa 17mila docenti di 2ª fascia ha già oltre 60 anni.
La proroga – Sempre nella bozza del D.L. sviluppo, all’art. 142 è prevista un’ulteriore proroga dei termini per assumere personale universitario. Infatti, il tempo massimo per procedere alle assunzioni di personale nel limite della spesa pari al 50% di quella relativa al personale a tempo indeterminato cessato al 2010 viene prorogato fino al 31 dicembre 2012.
I progetti di ricerca – Infine, la bozza del D.l. Sviluppo ha messo in cantiere un’ulteriore novità, ovvero l’ampliamento dei soggetti che possono partecipare ai progetti di ricerca. L’articolo 18 della legge Gelmini, infatti, disciplinava la partecipazione allo svolgimento delle attività di ricerca presso le università esclusivamente ai professori e ai ricercatori universitari, escludendo quindi una fetta enorme di soggetti come i titolari di contratti a tempo determinato, di collaborazione o di borse di studio, gli assegnisti o anche i liberi professionisti. La modifica, invece, apre a questi soggetti indicando i professori e i ricercatori in via prioritaria, ma non esclusiva.
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