Premessa – Grandi novità nella prossima Legge di Stabilità. Infatti, la complicata operazione di lasciare una parte del Tfr (Trattamento di fine rapporto) nella busta paga del dipendente sta prendendo sempre più piede. L’intervento, che dovrebbe partire dal 1° gennaio 2015, prevede l’erogazione di 100 euro mensili che, uniti al bonus 80 euro del Decreto Renzi, fanno 180 euro in più da spendere al mese per un lavoratore che guadagna 1.300 euro. A commentare la misura che modificherebbe la natura e le caratteristiche della prestazione economica in discorso è lo stesso premier Matteo Renzi: “Il tfr così com’è c’è solo in Italia. Se diamo il tfr in busta paga si crea un problema di liquidità per le imprese. Le grandi ce la fanno, le piccole sono in difficoltà. Stiamo pensando di dare i soldi che arrivano dalla Bce alle pmi per i lavoratori”. “Sulla base di questo – spiega Renzi – stiamo ragionando sul fatto che l’Abi, l’associazione delle banche, possa dare i soldi che arrivano dall’Europa, quelli che chiamiamo i soldi di Draghi, esattamente alle piccole imprese per garantire liquidità: questo garantirebbe al lavoratore di avere un po’ più di soldi da spendere”.
Tfr – Il trattamento di fine rapporto, conosciuto anche come “buonuscita” o semplicemente “liquidazione”, è una somma di denaro che il datore di lavoro deve corrispondere al lavoratore al termine del rapporto di lavoro dipendente o in corso di rapporto a titolo di anticipazione Tfr. Essa equivale alla retribuzione annua divisa per 13,5. Ora, l’intenzione è quella di anticipare il 50% del Tfr maturato per un periodo di un anno almeno (con l’ipotesi di estenderlo per un massimo di tre anni). Non si tratta di una novità assoluta in quanto anche nell’agosto del 2011 l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, provò ad anticipare parte del Tfr nelle buste paga degli italiani. Alla fine, però, non se ne fece nulla poiché è di difficile applicazione.
Le imprese – Un intervento, questo, che non va tanto giù alle imprese – specie le pmi sotto i 50 dipendenti - perché finora quel denaro veniva custodito e gestito al loro interno; in questo modo invece, le aziende si troverebbero nella condizione di privarsi subito del denaro accumulato. Secondo le prime stime, una manovra del genere causerebbe un buco da 5 miliardi e mezzo nelle pmi, che dovrà essere finanziato dalla Bce come anticipato da Matteo Renzi.
I lavoratori – Analizzando l’intervento dal punto di vista di chi riceve effettivamente il Tfr, un intervento del genere genererebbe sì un’importante iniezione di denaro da spendere in più al mese, creando più consumi, ma non bisogna tralasciare il fatto che quei soldi spesi non ci saranno più al momento del pensionamento. Si rischia così di consumare ricchezza oggi di cui potremmo servircene un domani.
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