24 agosto 2016

Stabilità 2017: ecco il nuovo “pacchetto lavoro”

Autore: daniele bonaddio
Ape, quattordicesima e no tax area. Ma non solo. Anche ricongiunzioni di contributi, semplificazioni per le attività usuranti e il bonus contributivo per i “precoci”. Sono molte le ipotesi allo studio in questo momento sui tavoli del Governo sul fronte previdenziale che dovrebbero trovare spazio nella prossima Manovra Finanziaria. Infatti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, si sta occupando non soltanto dell’Ape (il famoso anticipo pensionistico che dovrebbe consentire ai lavoratori prossimi alla pensione di anticipare di circa 3 anni la pensione), ma anche di adeguare la quattordicesima, sia mediante un aumento dell’assegno pensionistico sia mediante un’estensione della platea dei beneficiari (si parla di aumentare la soglia massima reddituale che dà diritto alla quattordicesima da 9.800 euro a 12-13 mila euro. Ancora non è sicuro se entrambe le misure troveranno spazio oppure se verrà attuata una delle due; di sicuro il sottosegretario interverrà in merito, modificando per la prima volta in assoluto una norma nata nel 2007 dal Governo Prodi. Ricordiamo che la somma aggiuntiva, rivolta a favore dei pensionati ultra-sessantaquattrenni, va da 336 euro fino a 504 euro, e varia in base agli anni di contributi maturati e all’appartenenza della categoria di lavoro (dipendente o pubblico). Da un punto di vista fiscale la 14° mensilità è esente da imposte.

Ape – La misura principale sui cui si basa l’intero “pacchetto lavoro” è sicuramente l’anticipo pensionistico (che prende il nome di “Ape”). Si tratta di una nuova flessibilità in uscita che consentirebbe di anticipare la pensione di 3,7 anni (prima si parlava di 3 anni al massimo), rispetto ai requisiti attuali, e riguarda esclusivamente gli over 63, ossia coloro che sono nati nel 1951, 1952 e 1953, con almeno 20 anni di contributi versati.

Ma quali sono le modalità attraverso le quali il lavoratore potrà usufruirne? L’anticipo pensionistico andrà richiesto, in presenza ovviamente delle condizioni necessarie, all’INPS, il quale accetterà la domanda e anticiperà la data di pensione attraverso un finanziamento fornito da un istituto di credito, al quale il pensionato, allo scattare dei requisiti “normali” di pensionamento dovrà restituire quanto anticipatogli direttamente dall’assegno pensionistico, con una trattenuta. L’importo della trattenuta oscillerà molto probabilmente tra il 5 e il 15%, in maniera proporzionale alla durata dell’anticipo e al reddito personale; ma non solo, si prevedono anche delle detrazioni d’imposta per l’anticipo pensionistico, in modo da alleggerire quanto più possibile l’impatto della scelta.

Facciamo un esempio. In conseguenza di quanto detto, un lavoratore nato tra il 1951 e il 1955 che decidesse di uscire, con l’avvento della nuova misura, dal mercato del lavoro, si ritroverebbe una trattenuta proporzionale all’importo della pensione, ma soprattutto rapportata all’anticipazione stessa: va da sé che chi anticipa di tre anni la pensione, avrà un impatto maggiore della trattenuta rispetto a chi invece decide di anticipare di un solo anno.

No tax area - Altro intervento in favore dei pensionati, è quella di innalzare la no tax area, ossia quel limite reddituale massimo al di sotto del quale non bisogna pagare l’IRPEF allo Stato.

Ricordiamo a tal proposito che la Legge di Stabilità 2016 ha previsto un leggero aumento delle soglie di reddito della “no tax area”, che sono passati:
• da 7.750 euro a 8.000 euro, per i pensionati con età anagrafica superiore ai 75 anni;
• e da 7.500 euro a 7.750 euro, per i pensionati con età anagrafica inferiore ai 75 anni.

A tal proposito, l’idea del Governo è quella di rendere tale limite omogeno per tutti, sia pensionati che dipendenti, innalzando l’asticella della no tax area a 8.124 euro, apportando un vantaggio fiscale di non poco conto.

Altre misure – Fin qui, le misure principi di questa nuova Finanziaria; ma per rendere ancora più efficace queste ultime, il Governo sta pensando di affiancare almeno altri tre interventi minori, ossia: la ricongiunzione gratuita di contributi versati in gestioni diverse in momenti diversi della vita lavorativa (si risolverebbe così finalmente il problema di quei lavoratori che durante la loro carriera hanno dovuto cambiare spesso lavoro e quindi anche gestione previdenziale), le semplificazioni per le attività usuranti e il bonus contributivo per i “precoci”, vale a dire chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni.

Dunque, il tema delle pensioni sarà senz’altro un tema centrale della prossima Legge di Stabilità, con interventi ad hoc sia per coloro che sono già collocati a riposo sia per coloro che dovranno ancora accedervi.

Maggiore chiarezza sui temi sarà scuramente fatta durante i confronti a settembre con i sindacati, che valuteranno insieme al Governo quante risorse finanziarie saranno disponibili per attuare le nuove misure.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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