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Premessa - Il Tribunale monocratico di Siracusa, con sentenza del 20 gennaio 2009, aveva confermato la condanna pronunciata dal giudice di pace di Lentini, nei confronti di un medico dell’Inps, per il reato di lesioni volontarie in danno alla “presunta” malata.
La dottoressa dell’Istituto previdenziale si era recata presso l’abitazione della malata per effettuare la consueta visita fiscale disposta dal datore di lavoro, ma venne accolta dalla paziente tutt’altro che amichevolmente, tanto da beccarsi una condanna per lesioni volontarie, per aver risposto violentemente ai ben due assalti della presunta malata.
La scriminante - La legittima difesa, prevista dall’art. 52 cp, rientra nell’ambito delle cd. scriminanti, cioè nell’ambito di quelle situazioni in presenza delle quali un fatto, che altrimenti sarebbe reato, tale non è perché la legge lo consente. La struttura dell’esimente in argomento ruota attorno a due comportamenti che si contrappongono, ossia: l’aggressione ingiusta e la reazione legittima; entrambi questi comportamenti hanno come oggetto “un diritto proprio o altrui”.
Affinché la reazione sia legittima occorre, accanto alla necessità di difendersi e la inevitabilità altrimenti dell’offesa, il requisito della “proporzione”, il quale, introducendo nella scriminante in esame un fattore di equilibrio e misura teso a evitare che l’aggressore sia posto alla mercé dell’aggredito, esprime una insopprimibile esigenza di contenimento della legittima difesa.
Il giudice di primo grado, aveva qualificato la reazione del medico come “eccessiva” e pertanto aveva escluso che si trattasse di un’azione difensiva, rientrante quindi nella fattispecie descritta dall’art. 52 cp.
Ad un parere diverso sono giunti gli Ermellini, infatti, si sono schierati a favore della dottoressa, che in quella circostanza, rivestendo oltretutto le funzioni di Pubblico Ufficiale, si è trovata in difficoltà “a calibrare” l’intensità della reazione che era solo finalizzata ad indurre la cessazione dell’avversa condotta offensiva.
Decisione della Corte di Cassazione - Secondo la Suprema Corte, chi è “reiteratamente” aggredito (come nel caso di specie), di regola, reagisce secondo la concitazione del momento con il solo obiettivo di arrestare la “condotta lesiva”; salva l’ipotesi di eventuale manifesta sproporzione, che nel caso di specie non è stata riscontrata, infatti la visita fiscale si è “conclusa” al pronto soccorso.