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Premessa – L’INPS con una comunicazione interna ha deciso di sospendere, almeno per il momento, le visite mediche fiscali d'ufficio nei confronti dei lavoratori ammalati, lasciando operative solo quelle richieste dai datori di lavoro. Si tratta, in pratica, di quelle visite che si attivano automaticamente, cui resta sempre la possibilità di attivare l'accertamento sostenendone il relativo costo.La decisione è stata presa per necessità di riduzione della spesa, che dovrebbe garantire all'Istituto di previdenza ulteriori risparmio, con l'obiettivo di centrare quel taglio di costi di 500 milioni previsto dalla spending review.
Le conseguenze –La decisione, tuttavia, potrebbe avere riflessi occupazionali pesanti, perché le visite fiscali d'ufficio, ad oggi, rappresentano circa il 75% degli 1,5 milioni di controlli che vengono effettuati ogni anno per verificare l'assenza per malattia. Questo comporterà il licenziamento di almeno mille medici, secondo il sindacato dei medici di famiglia Fimmg Inps, il quale sottolinea che l'aumento esponenziale delle assenze per malattia comporterebbe un costo ben superiore al risparmio ottenuto con il taglio delle visite d'ufficio.
Le reazioni –Infatti,l’annuncio non sarebbe stato gradito dai medici fiscali aderenti alla Fimmg: "Il costo per l'indennità di malattia per le casse pubbliche - spiega Alfredo Petrone, coordinatore nazionale del settore Fimmg INPS - è di due miliardi l'anno. E ogni aumento dell'assenteismo tra lo 0,1% e lo 0,2% costa 100 milioni di euro in più. Questi numeri spiegano il rischio. Si tenga conto, per esempio, che alcune categorie di lavoratori, come i braccianti agricoli, non hanno veri e propri datori di lavoro che possono disporre le visite. Questo significa rinunciare ai controlli. Inoltre, in un momento di crisi come questo, è particolarmente ingiusto far gravare solo sulle aziende il peso dei controlli".