La Banca Centrale Europea ha ripresentato l’allentamento quantitativo, conosciuto anche come Qe europeo, e ha mantenuto l’applicazione dei tassi negativi sui depositi, tutto ciò fino a quando il tasso di inflazione non sarà minore del 2 per cento. Ma l’Italia ha una visione diversa.
In una definizione generale, il tasso di interesse è un costo, ovvero, il costo del denaro che si riceve in prestito, e la sua funzione è quella di proteggere chi presta denaro dal rischio di non riaverlo indietro.
L’applicazione dei tassi di interesse negativi sui depositi è una manovra di politica monetaria con il fine di stimolare l’economia, e viene adottata quando vi è una situazione economica che non accenna a crescere. Lo strumento dei tassi negativi, secondo Christine Lagarde, attuale presidente della BCE, si è rivelato efficiente per mettere in sicurezza l’economia dell’Eurozona, anche se ha riconosciuto l’insoddisfazione dei depositanti.
Tale insoddisfazione nasce dalla paura delle conseguenze, e secondo l’Italia la decisione presa in merito all’applicazione dei tassi di interesse negativi sui depositi potrebbe rappresentare oggi, una patrimoniale nascosta.
I tassi negativi non sono una novità, Bankitalia infatti, in una sua indagine ha reso nota la crescita del costo medio dei conti correnti nel 2020.
Nell'ultimo anno, visto il quadro macroeconomico di grande incertezza, gli italiani hanno risparmiato molto di più rispetto agli anni precedenti, facendo crescere i loro depositi bancari. In passato questa crescita sarebbe stata opportunità di raccolta per le banche, ma oggi con i tassi negativi questa opportunità si trasforma in costi da tagliare.
Gli istituti di credito si stanno spingendo verso lo scarico di questi costi su chi deposita. Tali costi potrebbero essere paragonati ad una patrimoniale. Un esempio, in Italia, è l’applicazione di una commissione di liquidità rilevante e di una commissione di giacenza sui conti di nuova apertura di imprese e partite Iva superiori ai 100.000 euro da parte di Bper Banca e Unicredit.
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