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Il parroco influencer

Autore: Ester Annetta
A Simeri Crichi, in provincia di Catanzaro, c’è una parrocchia; e c’è un parroco, ma non di quelli anziani e severi, che con l’età sono anche diventati burberi e scontrosi. No.

È un pretarello giovane, di appena 42 anni, il cui sorriso rassicurante e luminoso arriva sempre prima d’ogni parola e d’ogni gesto.

Si chiama Don Francesco Cristofaro e si è conquistato la fama di prete influencer, tanto che oggi ha un profilo in ognuno dei principali social e persino una pagina web cui rimanda automaticamente il sito stesso della parrocchia.

È successo tutto per caso. Durante il lockdown, quando anche l’accesso ai riti religiosi era impedito o drasticamente ridotto, il buon Don – pur di restare il più possibile vicino ai suoi parrocchiani, dispensare parole di conforto o portare la messa nelle loro case, in streaming – ha aperto un profilo Facebook.

Giorno dopo giorno, quasi a voler onorare, parafrasandola, una delle pagine più conosciute del Vangelo, tramite la Rete “si è fatto pescatore di uomini”: il numero dei suoi seguaci è cresciuto sempre di più, insieme alla sua fama di parroco caritatevole e consolatore, dispensatore di coraggio, speranza e del più dolce dei sorrisi.

Il sorriso è difatti la forza più potente di Don Francesco, un dono, come lui stesso lo definisce, ricevuto a sua volta prima che imparasse a trasmetterlo agli altri.

La gioia, infatti, lui l’ha conosciuta tardi, quando ha imparato ad accettare quel difetto che lo rendeva diverso e lo emarginava, gravandolo di dolore e di rabbia.

Francesco è nato con una paresi spastica alle gambe, “due parole difficili per due cuori semplici come quelli dei miei genitori, casalinga la mamma e carpentiere il papà”, come scrive lui stesso sulla sua Homepage.

Oggi chiameremmo bullismo quel suo essere bersaglio dei bambini suoi coetanei che lo prendevano in giro perché si reggeva malamente in piedi, sorretto dalle sue ingombranti scarpe ortopediche.

Francesco soffriva di quella sua condizione, della spietatezza dei suoi coetanei e del pietismo degli adulti, che lo facevano sentire uno scarto, un imperfetto.

E piangeva e pregava per guarire.

Tutti lo guardavano dalla vita in giù, mai in quei suoi bellissimi occhi scuri. Perciò non sorrideva mai.

La sua infanzia era stata un calvario, un’andata e ritorno continua dal sud al nord d’Italia tra medici e consulti che non davano mai speranze. A diciott’anni s’era infine sottoposto ad un doppio intervento chirurgico che, tuttavia, non aveva risolto granché eccetto che consentirgli di poter finalmente indossare scarpe comuni (e se ne comprò tantissime!) in luogo di quell’unico paio di calzature ortopediche che portava in ogni stagione.

Poi c’era stato l’incontro con la fede, un richiamo potente che aveva cambiato la sua consapevolezza. “Pensavo di non servire” (è anche il titolo di un suo libro), e invece accade il miracolo: non la guarigione fisica, ma quella del cuore e dei pensieri di Francesco, che comprende di essere uno strumento, un tramite per portare conforto a tanti altri debilitati e sofferenti come lui, un veicolo di volontà, forza, accettazione.
E insieme a quella vocazione Francesco ha trovato finalmente anche la gioia di vivere.

È da allora che ha cominciato a sorridere, e non ha più smesso.

Perché ha compreso che la vita vale comunque la pena d’essere vissuta, che una disabilità anziché essere una differenza può essere un’opportunità, una vera e propria specialità che rende più umani, più vicini alla sofferenza e al dolore altrui, più capaci di comprendere e sostenere.

Nessun disabile dev’essere emarginato, né deve essere lasciato solo e privato delle cure che ha diritto ad avere.

Ogni disabile dev’essere perciò visto come una persona, non come uno scarto dell’umanità.

Soprattutto va guardato negli occhi, e gli va insegnato il sorriso.

Lo stesso che Don Francesco ha trovato quando non si è più sentito solo e abbandonato, e che, ha promesso a sé stesso, nessuno più gli toglierà mai.

E che regalerà a tutti. “Perché tutti ne hanno bisogno".
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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