31 agosto 2022

Il tetto al prezzo del gas e la riforma del mercato energetico

Autore: Rachele Pozzato
La questione energetica, con il prezzo del gas alle stelle, è al centro dibattito politico nostrano e internazionale. A rimarcarne l’urgenza sono anzitutto i vertici europei: “I prezzi dell’elettricità alle stelle stanno ora mettendo in evidenza, per diversi motivi, i limiti del nostro attuale disegno del mercato elettrico” che “è stato sviluppato in circostanze completamente diverse e per scopi completamente diversi” ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “Ecco perché ora stiamo lavorando a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato dell’energia elettrica”.

Il gas in campagna elettorale - Ma il caro energia è cavallo di battaglia anche della campagna elettorale in corso, con il tetto al prezzo del gas, seppur con quale distinguo, come unica misura a mettere d’accordo tutti i partiti. Il “price cap” è stato infatti fortemente voluto da Draghi, che ne ha formalizzato la richiesta a livello internazionale, ma sono d’accordo anche Meloni e Salvini, purché si tratti di un tetto a livello europeo e non nazionale, per non svantaggiare l’Italia sui mercati, così come Letta, che però spinge per un’approvazione anche senza Bruxelles. I meccanismi proposti sono dunque diversi, ma l’esigenza di contrastare il caro energia è una priorità condivisa.

Il ruolo della borsa del gas di Amsterdam - Per comprendere però le diverse posizioni è necessario comprendere le componenti del prezzo del gas. Le aziende energetiche, infatti, firmano tra loro contratti di fornitura del metano, in cui vengono concordati i prezzi di vendita. Per acquistare gas al di fuori di questi contratti, ci si rifà alla borsa di Amsterdam, con il Tft (Title Transfer Facility), l’indice di riferimento del gas europeo. Secondo le stime di Arera, L'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, circa il 70% dei contratti di fornitura italiani prevedono un aggiornamento al Ttf, che dunque incide sui prezzi di vendita. Anche lo stesso prezzo della materia prima nel mercato tutelato è stato finora legato direttamente ai valori scambiati nella borsa di Amsterdam. Il prezzo del gas contrattato ad Amsterdam, così, molto spesso incide sul costo dell’elettricità, in virtù del cosiddetto meccanismo di prezzo marginale, che caratterizza tutti i mercati delle materie prime. A determinare il prezzo dell’elettricità è, in sostanza, il costo della fonte energetica che soddisfa la domanda che le altre fonti non riescono a coprire, ossia la più cara.

Un tetto contro la Russia - Il prezzo al tetto del gas però viene proposto dalla Commissione europea non solo come mezzo per contrastare una delle principali cause dell’aumento dell’inflazione, ma soprattutto come contromisura al finanziamento della Russia e alla sua capacità di ricatto energetico. Ed è proprio per questo che già alla riunione del G7 di giugno era stata approvata una discussione intorno al tetto del gas, in virtù, appunto, dell’obiettivo Ue di fermare la Russia, proteggendo al tempo stesso le economie europee e quelle dei partner.

Sostenitori e detrattori - Le alternative per introdurre questa misura sono numerose, come l’imposizione di un prezzo massimo che le aziende energetiche che importano il gas in Europa sarebbero disposte a pagare. Per chi si oppone, il problema è che questo potrebbe causare una riduzione delle forniture di gas all'Europa, visto che i Paesi esportatori vedrebbero calare il prezzo a cui vendono il metano. Questo si potrebbe ottenere attraverso lunghe rinegoziazioni, oppure con una violazione unilaterale da parte europea che però avrebbe probabilmente gravi ripercussioni, sul fronte economico e bellico insieme. In Commissione europea a opporsi con veemenza sono specialmente i Paesi nordici, con l’Olanda in testa: un passo indietro nella liberalizzazione del mercato dell’energia, e un no spiegato anche dal fatto che si tratta di un Paese produttore di gas, la cui capitale è infatti sede principale del mercato Ue dell’energia. E per quanto sia prematuro parlare di risultati, la recente apertura della Germania, fino a poco fa nella schiera dell’opposizione al tetto, apre reali possibilità all’istituzione di una misura in questa direzione. Misura, insieme alla possibilità di slegare il prezzo dell’elettricità da rinnovabili da quello del gas, proprio per invertire il meccanismo di prezzo marginale delle commodity, che sarà discussa il prossimo 9 settembre, alla riunione straordinaria del Consiglio dei ministri dell’Energia.

Il caso iberico - Tra gli esperimenti ben riusciti di un taglio ai costi si guarda ancora a Occidente, con Spagna e Portogallo: la penisola iberica ha infatti provvisoriamente fissato il prezzo del gas a 40 euro al megawattora e sarà lo Stato a mettere la differenza tra questo tetto e i prezzi Tft. Si abbatte così il costo di tutta l’elettricità, legato al costo del gas naturale, ma che è possibile in questo caso poiché l’area iberica rappresenta un’"isola energetica" indipendente dal resto del continente. Le interconnessioni con la Francia sono infatti minime, in termini di gasdotti e di tralicci. Se così non fosse il sussidio spagnolo e portoghese influenzerebbe tutto il mercato elettrico europeo, fornendo tra l'altro elettricità a basso costo ai francesi grazie ai soldi dei contribuenti iberici. Senza contare che il meccanismo di compensazione è sostenibile dalle casse pubbliche visti i bassi consumi di gas per generare elettricità, certamente inferiori a quelli italiani, e che comunque costeranno a Spagna e Portogallo, per un anno, più di 8 miliardi di euro.
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