La
legge 29 marzo 1995, n. 95 per l’imprenditoria giovanile prevede finanziamenti per giovani ragazzi che hanno un’idea imprenditoriale, ma non possono attuarla per mancanza di fondi. Con questa norma le istituzioni promuovono tali idee con l’obiettivo attuale di aiutare lo sviluppo delle start up.
I dati attuali portano alla luce come negli ultimi dieci anni vi sia stato un crollo del numero delle imprese guidate da under 35 iscritte al Registro Imprese. Infatti, nel 2011 il numero di imprese iscritte era pari a 679mila mentre a fine 2020 solo 541mila, con un calo di ben 138mila imprese. Prima di procedere con l’analisi, è bene considerare che l’uscita delle imprese cosiddette giovani dal Registro non sempre dipende dalla chiusura definitiva dell’attività, ma può dipendere anche dalla crescita anagrafica dei titolari e degli amministratori.
Il decremento della quantità di iscritti interessa tutto il territorio italiano, da Nord a Sud, nonostante il Sud sia quello con il maggior numero di imprese intestate a giovani.
La domanda che ci si pone è perché e quali sono stati i motivi di tale decremento. La differenza è che ieri una percentuale pari a dieci rappresentava le imprese giovanili all’interno del sistema imprese, mentre oggi la percentuale è scesa all’8,9%.
Il quadro macroeconomico attuale, nel suo insieme, costituisce una risposta alla ricerca dei motivi, ma non è l’unico scenario di cui bisogna tener conto. Un fattore fortemente influente è stata la denatalità, ovvero il calo progressivo della natalità nel Paese, infatti, dal 2011 al 2022 i dati dimostrano che la popolazione under 35 (tra i 18 e i 34 anni) è diminuita dell’8%.
L’intero anno 2020, come sappiamo, è stato fortemente colpito dalla Pandemia da Covid-19, la quale ha fortemente danneggiato la società sotto ogni aspetto, a livello mondiale. Nonostante ciò, i dati dimostrano che a provarci nello stesso anno sono stati oltre 86mila giovani, anche se rispetto al 2019 le nuove imprese giovanili sono state 18.900 in meno. Le regioni a livello nazionale maggiormente colpite dal calo sono state la Lombardia e il Lazio, concentrando da sole quasi un terzo delle perdite totali.
In una visione generale, il numero delle imprese registrate nel 2020 corrisponde a 292mila ma quelle giovanili rappresentano solo il 29,4% di esse. Le cause del decremento sono da individuarsi all’interno di una prospettiva più ampia, economica e sociale, infatti, il Sociologo Giuseppe De Masi fa coincidere la riduzione del numero di imprese con la denatalità e la diminuzione dei matrimoni, riferendosi all’idea che i giovani, ad oggi, non credono più che il posto fisso non esista, smettendo così di esaltare l’auto-impiego. Il sociologo inoltre pone l’attenzione sul successo delle imprese innovative, sottolineando l’importanza che non bisogna lasciar trapelare l’idea che i casi eccellenti siano accessibili a tutti.
Il cambiamento per lavoratori e aziende può essere definito come rapido e intenso e l’esplosione dell’emergenza sanitaria non ha fatto altro che velocizzarne le tempistiche. Ad oggi risulta estremamente importante non solo l’esigenza di programmare la ripartenza ma occorre compiere un ulteriore passo in avanti nella riflessione di tutti quelli che sono gli elementi e le situazioni caratterizzanti ogni ambito. In questo caso l’attenzione è particolarmente rivolta allo sviluppo, alla crescita e al sostegno delle Imprese giovanili, caratterizzate da una forte diminuzione.