20 dicembre 2023

Milioni di euro di multa per Google e Twitch

Lo ha deciso l’AGCOM dopo due procedimenti iniziati per le numerose segnalazioni pervenute all’autorità

Autore: Antonio Tursi
Multati per 2,25 milioni di euro la piattaforma YOUTUBE di GOOGLE e per 900 mila euro la piattaforma TWITCH, per la pubblicazione di video che promuovono e pubblicizzano il gioco d’azzardo, pubblicità che è vietata dalla legge e nello specifico dall’articolo 9 del decreto Dignità del 2018. Risparmiata invece TIK TOK perché non sono stati riscontrati contratti commerciali diretti con i creator dei video incriminati.

Cosa dice la Legge sul divieto di pubblicità di giochi con vincite in denaro - L'articolo 9 del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2018, n. 96 (cd. Decreto Dignità) ha vietato "qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro nonché al gioco d'azzardo, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e i canali informatici, digitali e telematici, compresi i social media", al fine di garantire un più efficace contrasto del disturbo da gioco d'azzardo.

Tale divieto è posto a "carico del committente, del proprietario del mezzo o del sito di diffusione o di destinazione e dell'organizzatore della manifestazione, evento o attività" (art. 9, comma 2).

La ratio del divieto ivi contenuto è da individuarsi nel contrasto alla ludopatia e nel rafforzamento della tutela del consumatore/giocatore, con particolare riferimento alle categorie vulnerabili (giocatori patologici, minori, anziani).

L’autorità - L'AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) con delibera n. 132/19/CONS ha adottato delle specifiche linee guida con l'obiettivo di coordinare le nuove previsioni del Decreto Dignità con l'articolata disciplina di settore previgente, non incisa dall'intervento legislativo, e con i principi costituzionali e dell'Unione Europea. Segnatamente, le Linee guida forniscono chiarimenti interpretativi in ordine agli ambiti di applicazione oggettivo, soggettivo e territoriale dell'art. 9.

Le sanzioni - Le numerose segnalazioni pervenute all’Autorità hanno fatto in modo che si avviassero due procedimenti e al termine dei due procedimenti l’Autorità, dopo aver accolto le istanze delle parti, ha deciso di applicare delle sanzioni alle due piattaforme social coinvolte. In entrambi i procedimenti, le società sono state ritenute responsabili in quanto titolari del mezzo di diffusione dei video pubblicati da soggetti terzi, e con i quali avevano specifici contratti di partnership commerciale.

L’AGCOM ha sanzionato Google Ireland Ltd. (proprietaria di YouTube) per 2.250.000,00 euro e Twitch Interactive Germany GmbH per 900.000,00 euro. Inizialmente era stata coinvolta nelle segnalazioni anche la piattaforma social Tik Tok ma l’azienda (TikTok Technology Ltd.) è riuscita a dimostrare che non esistevano dei contratti commerciali diretti con i creator dei video pubblicitari illegali e in conseguenza di questo i procedimenti nei loro confronti sono stati archiviati.

Le indagini -Le indagini portate avanti dall’Autorità “hanno accertato la presenza di 80 canali YouTube e Twitch contenenti più di 20.000 video che pubblicizzavano slot-machine, gioco d’azzardo, scommesse sportive e gratta e vinci”. L’Autorità ha spiegato che i contenuti illeciti sono stati rimossi; inoltre, è stato ordinato alle piattaforme di rimuovere e impedire il caricamento da parte di quei soggetti di analoghi video violativi.

Commenti - Il commissario Agcom, Massimiliano Capitanio, sintetizza la rilevanza della decisione, questo è il suo commento: "Le piattaforme siano più responsabili dei contenuti che vengono pubblicati. Conosco benissimo il lavoro che viene fatto quotidianamente per rendere la Rete un ambiente bello e sicuro, ma forse serve qualche sforzo in più. Queste delibere non si limitano a imporre sanzioni, ma rappresentano un’attribuzione di responsabilità in capo alle piattaforme quando sussistono partnership commerciali".
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