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Il rialzo del prezzo delle materie prime coinvolge anche il caffè, che, nel corso del 2020, ha subito un aumento di oltre il 40%. Nel mese di giugno 2020 il prezzo era equivalente a poco meno di 110 centesimi a libbra (circa 450 grammi), mentre nel medesimo mese del 2021 si è arrivati a 144 centesimi.
A tal proposito, il vicedirettore generale Fipe Confcommercio, Luciano Sbraga, esplica che la materia prima non ha un’incidenza fondamentale sul prezzo del caffè torrefatto. Nel mercato italiano, infatti, si registra un aumento pari al 20-25%, dunque la miscela che veniva importata a 6 euro ha raggiunto gli 8 euro. In un tazzina, però, ci sono all’incirca 7 grammi di caffè, per cui l’incidenza sul prezzo finale è pari al 20% ossia 17.18 centesimi su 1 euro. Si evince, dunque, che anche l’aumento di un paio di euro al kg di caffè verde non può avere riscontri importanti sul prodotto finale.
In un anno i prezzi sono aumentati dell’1,4% e le differenze a livello regionale restano confermate:
In merito al consumo casalingo, si sottolinea un aumento dovuto al boom dell’espresso in cialde ma la riapertura ha ristabilito la situazione. Inoltre, si rende noto che l’espresso casalingo non ha un effetto cannibalizzante e la diffusione delle cialde, d’altra parte, ha aumentato la sensibilità del consumatore per la qualità. Sono numerosi i torrefattori e i baristi italiani particolarmente attenti alla qualità, tant’è che hanno sostenuto la candidatura del caffè espresso all’Unesco, definendo l’espresso un insieme di valori e ritualità. L’auspicio è che tale proposta, considerando i requisiti, sia accettata.