3 agosto 2022

Una crescita inaspettata

Autore: Rachele Pozzato
Una crescita inaspettata quella italiana nell’ultimo trimestre. Industria e servizi hanno sostenuto il Pil, cresciuto dell’1% rispetto al trimestre precedente e del 4,6% in termini tendenziali, contro le previsioni degli analisti che avevano previsto un aumento di appena lo 0,3%. Dalle rilevazioni Istat è emerso che la fase di espansione del prodotto interno lordo proseguiva ormai da sei mesi consecutivi. Secondo il ministero di Economia e Finanze il Paese si sarebbe ormai ripreso dalla crisi pandemica, con un Pil, nel secondo trimestre, nettamente superiore al livello medio del 2019.

Il Pil nel dettaglio - Una stima di natura provvisoria, come tiene a sottolineare Istat, che riflette una crescita in alcuni settori, ma una contrazione in altri, come l’agricoltura. Il secondo trimestre del 2022 ha avuto una giornata lavorativa in meno, sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al secondo trimestre del 2021. Con un’accelerazione rispetto al primo trimestre dell’anno, quando la crescita era risultata lievemente positiva. La crescita acquisita per il 2022 sarebbe così pari al 3,4%.

Le previsioni - Un dato più roseo di ogni previsione, spinto soprattutto dai consumi, grazie al rimbalzo della spesa per i servizi dopo l’ondata di Covid a inizio anno, ma anche e soprattutto dagli investimenti, che hanno mantenuto un ritmo positivo. Secondo gli esperti, è verosimile un rallentamento in questo trimestre, ma sempre rimanendo in territorio positivo, grazie soprattutto alla ripresa dei flussi turistici. I rischi maggiori si collocano tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, con un impatto in ritardo dello shock inflazionistico, oltre alle possibili conseguenze del prezzo del gas, in quella stagione con consumi più elevati.

La ripresa italiana - Un nuovo ruolo per l’Italia, insomma, rivelatasi in questi mesi tra le più forti in Europa. Anche più di Francia e Germania. Il Fondo monetario internazionale poi, per esempio, stima per la Cina una crescita del 3,3%, mentre noi abbiamo una crescita accumulata già più alta dello 0,1%. Anche la Spagna è cresciuta, e più di noi nel secondo trimestre, ma rimane sotto 2,5 punti percentuali rispetto ai livelli di produzione pre-Covid, già raggiunti invece dall’Italia.

Filiere corte, versatili e innovative - A spingere questa crescita è principalmente la versatilità delle produzioni: su oltre 5.300 prodotti scambiati in campo mondiale, su 1.500 l’Italia è tra i primi cinque Paesi al mondo per scambi nella bilancia commerciale. Oltre a filiere corte, avendo distaccato molte meno produzioni all’estero, con grandi innovazioni e investimenti grazie a Industria 4.0. Un altro punto forte della produzione italiana sono infine i microchip: mentre nel resto del mondo scarseggiano, e per esempio i colossi tedeschi dell’auto si ritrovano costretti a fermare o rallentare le produzioni, le nostre imprese ne hanno un bisogno più limitato e dunque più facile da soddisfare.

Una crescita e una salute, tutta del comparto industriale, che si garantiscono buone entrate nonostante il caro energia, grazie specialmente all’intervento governativo con i 33 miliardi spesi per supportare famiglie e imprese. Una resilienza economica, rispetto agli scenari portati dalla guerra, maggiore dunque del previsto, nonostante i buoni risultati raggiunti siano ora minacciati dallo scenario elettorale italiano.
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