22 ottobre 2022

Agronomi e forestali, politiche cooperativistiche per la crescita

Autore: Francesco Giuseppe Carucci
Si è concluso ieri il XVIII Congresso nazionale apertosi il 19 ottobre indetto dal CONAF, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali, a cui ha partecipato Fiscal Focus. Nei tre giorni di Firenze, presso il palazzo dei Congressi, è stato infatti il direttore Antonio Gigliotti a moderare la tesi n. 4 relativa a PAC e sistema del credito agrario.

Diversi gli interventi ripresi dalle telecamere e dai microfoni targati Fiscal Ficus. Sono stati Marcella Cipriani e Mauro Uniformi, rispettivamente vicepresidente e segretario del CONAF, a presentare l’evento giovedì mattina alla platea degli utenti Fiscal Focus. Il ruolo dei professionisti agrari oggi è quello di incentivare la sostenibilità dell’impresa agricola. Sostenibilità che, dovendo coinvolgere anche la sfera giuridico/economica dell’impresa agricola, deve vedere attive, in sinergia con i dottori agronomi, anche altre figure professionali: dottori commercialisti e consulenti del lavoro in primis. Ciò per cogliere le attuali sfide europee, innanzitutto le occasioni riservate dal PNRR agli imprenditori agricoli. Questo, in sintesi, l’intervento del vicepresidente CONAF Marcella Cipriani la quale ha ulteriormente precisato che tali obiettivi non possono perseguirsi se a monte non vi è la giusta formazione, soprattutto con riferimento agli aspetti economico-fiscali delle questioni. In tale contesto, la formazione professionale ha dovuto necessariamente costituire oggetto di dibattito congressuale, con un certo entusiasmo della nostra testata, attualmente in corso di accreditamento presso il CONAF al fine di poter erogare questo tipo di formazione.

Ma ancora Agricoltura 4.0 e agroenergie, oggetto della tesi congressuale n. 3. Argomento di estrema attualità, soprattutto guardando all’attuale crisi energetica. La discussione dell’argomento, secondo quanto dichiarato dal segretario Mauro Uniformi, nonché coordinatore della tesi, è stata organizzata cercando di coinvolgere tutte le figure coinvolte: non solo dottori agronomi e imprenditori agricoli, ma anche rappresentanze del MIPAAF in quanto soggetti “normatori”.

“In questo Congresso, come categoria vogliamo parlare di futuro, di sostenibilità, di innovazione. Temi decisivi per il Paese, ma che possono funzionare solo se consentiamo a tutti di partecipare e contribuire. Ecco che, seppure siamo in un momento istituzionale rivolto agli iscritti com’è un Congresso, abbiamo programmato tre momenti aperti per discutere di tre temi da sviluppare con la voce di altre istituzioni e organizzazioni, i cosiddetti stakeholder.” Questa, invece, la dichiarazione del Presidente CONAF Sabrina Diamanti all’apertura dei lavori congressuali mercoledì 19 ottobre. Torna insistentemente, quindi, la necessità di creare sinergia e cooperazione, soprattutto tra professionisti. Difatti, non è più possibile pensare al professionista come singolo svincolato dal mondo esterno. È per questo che il CONAF ha intrapreso già da qualche tempo una politica cooperativa. Una collaborazione tra enti, quando si tratta di avere posizioni concordate sui principali temi politici. Una collaborazione interprofessionale, incentivando l’aggregazione tra professionisti, così da ottenere una visione multiforme della realtà che possa meglio rappresentare le diverse sfaccettature.

Coerentemente con la politica adottata dal Consiglio Nazionale, oltre alla discussione delle cinque tesi tecniche, vi sono state tre tavole rotonde, aperte a tutti, che hanno offerto spazi per discutere di geopolitica, di equità e disparità, di approccio olistico alla salute e alla produzione, partendo dai concetti di benessere animale e vegetale. Non a caso, il Congresso è stato intitolato “Dottori Agronomi e Dottori Forestali al centro delle nuove sfide per il benessere delle comunità e la bellezza dei luoghi”. Nuove sfide perché i professionisti si devono porre a servizio dell’ammodernamento del settore agricolo, partendo dalla sostenibilità, contemperando però tale esigenza con l’altrettanto importante necessità di preservare i caratteri tradizionali delle produzioni di ogni territorio.
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