Ci risiamo! Si avvicinano gli appuntamenti elettorali di categoria ed inesorabilmente cresce il livello dello scontro. La polemica di questi ultimi giorni ha travalicato i confini del dibattito interno assumendo toni e modi a nostro giudizio non sempre appropriati.
Inizia così il comunicato stampa inviato dall’ AIDC e firmato dal Presidente Edoardo Ginevra.
È un brutto film – prosegue il comunicato- a cui abbiamo assistito anche in passato: si avvicina il momento delle elezioni e la tanto attesa riforma dell’ordinamento diventa strumento di contrapposizione e polemica elettorale, finanche strumentale a ventilare ipotesi di modifica del calendario elettorale.
Si invocano da ogni parte i principi democratici ed il futuro della categoria. A nostro giudizio però il futuro dei dottori commercialisti passa inevitabilmente per una riforma dell’ordinamento che attendiamo da troppi anni ed è ormai divenuta imprescindibile per una professione che vuole essere moderna, pronta a raccogliere le sfide del proprio mercato e mantenersi attraente per le nuove generazioni.
Abbiamo bisogno, lo diciamo da tempo, di una nuova Legge che provveda a una migliore definizione delle competenze della nostra professione, all’introduzione delle specializzazioni, che offra una maggiore attenzione ai giovani colleghi garanzia di continuità nel tempo per la professione.
Nel testo di riforma proposto dal Consiglio Nazionale, che giunge adesso al passo più delicato, l’avvio del percorso legislativo, abbiamo trovato diversi elementi di condivisione e al contempo aspetti di auspicabile miglioramento nell’interesse generale.
Riteniamo che a questo punto sia fondamentale avviare la riforma e non perdere anche questa ennesima occasione di modernizzare la nostra professione; eventuali modifiche e correttivi potranno e dovranno essere valutati durante l’iter legislativo che dovrà avvenire senza forzature in modo da poter accogliere il contributo di tutti.
Un percorso di riforma da avviare senza indugi, che però non dovrà interferire sulla naturale scadenza dei mandati degli Ordini Territoriali o del Consiglio Nazionale.
Questi dovranno rinnovarsi secondo le scadenze ordinarie, affinché i tempi della riforma non condizionino quelli dei rinnovi territoriali e nazionali. C’è bisogno di una prova di maturità e lungimiranza da parte di tutti.
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