“E’ corretta la separazione tra misure di aiuto immediato, affidate ad appositi decreti, e misure di transizione e ripartenza con un’ottica di breve, ma non brevissimo periodo, affidate alla legge di bilancio. Misure formalmente presenti nel disegno di legge di bilancio, ma senza che tale forma sia accompagnata dalla necessaria consistenza sostanziale”. E’ quanto affermato dal Consigliere nazionale dei commercialisti, Maurizio Postal, nel corso dell’audizione parlamentare svoltasi oggi al Senato sulla Manovra. Il riferimento di Postal è alle misure di sostegno al settore dell’edilizia, alla liquidità delle imprese attraverso il sistema creditizio, alla adeguata patrimonializzazione delle imprese, agli investimenti privati delle imprese e ai processi di aggregazione tra imprese.
I commercialisti denunciano innanzitutto la mancanza nel testo della Manovra della proroga delle detrazioni “edilizie” in scadenza al 31 dicembre 2021: il superbonus, nonché l’ecobonus e il sismabonus per interventi su parti comuni di edifici condominiali. L’invito della categoria “è quello di disporre una proroga fino almeno al 31 dicembre 2024”.
Sul fronte della capitalizzazione delle imprese i commercialisti propongono l’introduzione di un apposito superbonus e giudicano “l’incentivo introdotto con l’articolo 26 del Decreto Rilancio e gli ulteriori ritocchi, che vengono ad esso apportati con l’articolo 42 della presente legge di bilancio poco incisivi e estremamente complicati e pieni di eccezioni e di eccezioni alle eccezioni”.
Sui crediti d’imposta per nuovi investimenti, Postal ha affermato che “l’articolo 185 del disegno di legge di bilancio rilancia giustamente il credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi. Abbiamo altresì apprezzato che il Governo abbia da subito previsto che l’incentivo si applichi alle stesse condizioni e negli stessi limiti anche agli investimenti effettuati dagli esercenti arti e professioni. È però necessario valutare anche in relazione a questa misura il potenziamento significativo della intensità dell’aiuto, rispetto alle misure già riconosciute in passato relativamente ad esso. Non siamo in condizioni di business as usual e non è possibile pensare di introdurre agevolazioni as usual”.
Per la categoria il testo della legge di Bilancio ha “il freno a mano tirato” anche su “Superbonus aggregazioni imprese”. “L’articolo 39 del disegno di legge di bilancio introduce un corretto incentivo fiscale alle aggregazioni aziendali basato sulla trasformazione in credito di imposta delle attività per imposte anticipate correlate a perdite. Dopo un anno drammatico come il 2019 – ha affermato Postal - è un’idea corretta che deve essere però adeguatamente valorizzata. Prevedere che l’agevolazione possa essere fruita solo in cambio del versamento all’Erario di un importo pari al 25% di quelle stesse attività, depotenzia in partenza l’istituto. Quanto meno per i processi di aggregazioni delle PMI, questo tipo di “fee” sull’incentivo andrebbe eliminato”.
“Positivo” viene poi giudicato il prolungamento delle moratorie bancarie, ma “è necessario iniziare a impostare sin d’ora una “fase 2”, ossia una fase successiva a quella delle moratorie, al fine di dare già adesso autentica prospettiva alle imprese”. “È essenziale”, ha detto Postal, “che, dopo la fase delle moratorie, sia dato spazio a una fase in cui banche e imprese possano concordare ristrutturazioni dei piani di rientro dei finanziamenti, che, con il termine delle moratorie, tornano a decorrere, senza che queste “concessioni straordinarie post COVID” determinino gli effetti che altrimenti determinerebbero sulla qualità del credito oggetto delle concessioni”. Senza una norma ad hoc, ha proseguito Postal “le concessioni delle banche sul rientro dei crediti da finanziamento, che vantano nei confronti della clientela, comportano un peggioramento del merito creditizio dei clienti e obblighi di accantonamento per le banche, con conseguente stretta creditizia per i primi e minore agibilità nel rilascio di credito da parte delle seconde”. “Trattandosi di materie la cui regolamentazione è ormai prerogativa delle competenti Autorità europee, è opportuno che le istituzioni italiane si attivino con determinazione nelle competenti sedi europee affinché, quanto prima, queste ineludibile esigenza trovi accoglimento”.
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