12 ottobre 2019

Obiettivi e criteri per la composizione di una eventuale Sugar tax

Terza parte

Autore: Giovambattista Palumbo
I principali obiettivi da porsi con una misura come la Sugar tax dovrebbero riguardare innanzitutto se introdurre una tassa specifica per prodotto o sostanza nutritiva; come determinare il contenuto nutrizionale (se deve essere applicata una tassazione aggiuntiva specifica in base al contenuto nutrizionale o apporto calorico), quali prodotti tassare, se trattare diversamente le bevande zuccherate e artificialmente zuccherate, se applicare l'imposta su base quantitativa o ad valorem, come determinare l'aliquota fiscale appropriata e se adottare una soglia minima e a che punto della catena produttiva imporre la tassa.
Tutto dipende, insomma, da come viene strutturata.

Riprendendo alcune delle migliori esperienze internazionali, possiamo comunque concludere che i parametri sulla base dei quali impostare un tale tipo di misura potrebbero essere i seguenti:

a) colpire tanto le bevande contenenti zucchero quanto quelle contenenti edulcoranti artificiali (come in Francia e Filippine), che presentano analoghe controindicazioni;
b) colpire la percentuale di zucchero presente nelle bibite, all'aumentare della quale variare l'ammontare dell'imposta applicata (come in Francia nell’ultima versione introdotta nel 2018 e come già anche in Irlanda e Gran Bretagna);
c) esentare dalla tassazione i succhi di frutta al 100% naturali (puri).


Fat tax o twinkie tax
E non c’è solo la Sugar tax.
Facendo solo un accenno alla cosiddetta “tassa sulle merendine”, al di là del nome che suscita ironia, è vero che almeno trenta stati americani applicano le cosiddette twinkie taxes (i twinkies sono dolci-snack americani ipercalorici, con elevati contenuti di zucchero e grassi saturi).
Da qui dunque anche l’idea di introdurre, con gli stessi fin della Sugar tax, anche una tassa sugli snack e merendine, laddove, sempre cercando di valutare le ipotesi sulla base di dati il più possibili oggettivi, una simulazione fatta dai ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine si è basata sugli acquisti di oltre 36.300 prodotti fatta da più di 2.500 adulti in un anno, classificati anche per reddito e per indice di massa corporea.

E gli autori hanno calcolato che applicare una tassazione del 20% su biscotti, barrette e cioccolato nelle sue varie forme porterebbe, in un anno, a evitare 8.900 calorie a testa e a perdere, in media, 1,3 kg, con una diminuzione del tasso di obesità del 2,7% nel primo anno.
Per confronto, una Sugar tax del 20% porterebbe a una diminuzione media di 203 grammi di peso.

Conclusioni
In conclusione, come detto, la leva fiscale, se utilizzata solo in funzione “dissuasoria” o impositiva, rischia semplicemente di far aumentare le entrate erariali, senza risolvere, però, il problema sociale a cui la stessa tassazione era finalizzata.

E, soprattutto, senza avere effetti sulle esternalità negative, che, comunque, continuano a prodursi.
L’obeso non smette di bere bibite gassate se la bottiglia costa 2,50 Euro, anziché 2.
Il fumatore non smette di fumare se il pacchetto aumenta di 10 centesimi.
Anzi, potrà anche succedere il contrario dell’effetto voluto.
L’obeso comprerà prodotti di ancor più scarsa qualità, con ulteriori effetti negativi sulla sua “linea”.
Il fumatore comprerà pacchetti di sigarette di minor qualità (magari anche di contrabbando), con effetti ancor più gravi per la sua salute.

La vera forza della leva fiscale, quindi, non è quella di essere un mezzo per colpire prodotti dannosi, ma quella di incentivare, attraverso l’innovazione, l’evoluzione di prodotti non dannosi o meno dannosi.
Vero è, inoltre, che l’utilità ed efficacia disincentivante delle imposte (ed in particolare delle accise) dipende da diverse variabili.
Le accise inoltre sono regressive per definizione, dal momento che non possono tener conto del reddito del consumatore e dunque, di fatto, incidono sempre sulle classi meno abbienti. Le quali però, al tempo stesso, sono quelle che beneficiano maggiormente degli effetti positivi in termini di salute, tanto è vero che in alcune esperienze americane (Illinois, Pennsylvania, California) il gradimento delle accise sulle bevande è stato diverso in relazione alla chiarezza con cui è stato dichiarato il loro reinvestimento in progetti di salute pubblica.

Insomma, anche in questo caso, si dimostra che la tassazione deve essere contestualizzata in una politica sistemica, che preveda anche un impegno serio sotto il profilo dell’informazione.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy