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Il mondo dei commercialisti registra una svolta storica: le aggregazioni professionali sono ormai una realtà dominante. Nuovi dati presentati al Congresso nazionale di Genova rivelano che la percentuale di professionisti che opera in forma associata, societaria, condivisa o aggregata ha subito un balzo deciso, salendo dal 38,5% nel 2018 al 51,6% nel 2025. Parallelamente, i commercialisti che preferiscono la gestione individuale sembrano cedere il passo, scendendo dal 61,4% al 48,4%.
La ricerca, frutto della collaborazione tra Fondazione nazionale della categoria, Università di Bergamo, Politecnica delle Marche e LUM, ha coinvolto oltre 4mila iscritti tra luglio e settembre, offrendo uno spaccato aggiornato della professione.
Spicca la crescita delle Società tra Professionisti (Stp), triplicate nell’ultimo settennio (dal 2,2% al 6,7%), mentre anche gli studi associati aumentano dal 19,7% al 22,7%. Si rafforza inoltre il modello dello studio condiviso, caratterizzato dalla condivisione di spese e risorse tra autonomi, che tocca quota 20,2%.
Queste trasformazioni hanno effetti tangibili sulla struttura degli studi. Gli studi con più di 5 addetti registrano un incremento del 10,7%, quelli monoaddetto si riducono dal 29,5% al 25% e le strutture con oltre 10 addetti salgono dall’11,2% al 18,9%.
Una decisa diminuzione si osserva anche per gli studi senza dipendenti (dal 41,1% al 34,3%), mentre quelli con più di 5 dipendenti raddoppiano la propria presenza (dal 12% al 20,3%). La quota di studi senza praticanti resta stabile al 79%, mentre quelli con più di 10 praticanti calano di un punto percentuale.
A mutare è anche il profilo economico degli studi: la fascia con fatturato sotto i 100mila euro cala drasticamente (dal 48,5% al 35,1%), mentre gli studi che superano i 500mila euro crescono notevolmente (dal 13,8% al 24,7%).
Per quanto riguarda la specializzazione, diminuiscono gli studi focalizzati solo su contabilità e dichiarativi fiscali (dal 30,9% al 27,3%) e crescono quelli orientati a offrire consulenza specialistica o modelli ibridi (fino al 58,6%).
L’aggregazione professionale si impone quindi come leva strategica per competere sul mercato, accrescere efficienza, diversificare i servizi e guadagnare solidità economica e organizzativa. La professione del commercialista oggi è chiamata a confrontarsi con nuove sfide e opportunità, nella convinzione che collaborare e strutturarsi sia la chiave per affrontare il futuro.