22 aprile 2021

Covid-19: le condizioni per attivare il passaporto vaccinale o “certificato verde digitale”

Autore: Barbara Garbelli
Certificato verde digitale”, è così che verrà chiamato il “passaporto vaccinale” individuato dalla Commissione europea come uno strumento centrale per una ripresa dell’attività economica e sociale europea.

Il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) e il Garante europeo della protezione dei dati (GEPD) hanno raggiunto e stabilito un quadro comune per il rilascio, la verifica e l'accettazione di certificati di vaccinazione, test e recupero COVID-19.

Attraverso questa idea comune, l'EDPB e il GEPD invitano i legislatori a garantire che il certificato verde digitale sia pienamente in linea con la legislazione dell'UE sulla protezione dei dati personali.

I commissari per la protezione dei dati, provenienti da tutti i paesi dell'UE, evidenziano però la necessità di ridurre i rischi per i diritti fondamentali dei cittadini e dei residenti dell'UE; tali rischi potrebbero derivare dal rilascio del certificato verde digitale, compresi i suoi possibili usi secondari indesiderati.

L'EDPB e il GEPD hanno fatto presente che l'uso del certificato verde digitale non potrà comportare in nessun modo una discriminazione diretta o indiretta delle persone e dovrà essere pienamente in linea con i principi fondamentali di necessità, proporzionalità ed efficacia. L'EDPB e il GEPD ritengono inoltre che l'introduzione del certificato verde digitale debba essere accompagnata da un quadro giuridico completo.

Il presidente dell'EDPB, Andrea Jelinek, ha dichiarato: "Un certificato verde digitale accettato in tutti gli Stati membri può essere un importante passo avanti nel consentire di riprendere i viaggi attraverso l'UE. Qualsiasi misura adottata a livello nazionale o dell'UE, che comporti il trattamento dei dati personali, deve rispettare i principi generali di efficacia, necessità e proporzionalità. Pertanto, l'EDPB e il GEPD raccomandano che qualsiasi ulteriore uso del certificato verde digitale da parte degli Stati membri debba avere una base giuridica adeguata negli Stati membri e che debbano essere messe in atto tutte le garanzie necessarie.”

Wojciech Wiewiórowski, Garante europeo della protezione dei dati (GEPD), ha dichiarato: "Deve essere chiaro che la proposta non consente - e non deve consentire - la creazione di alcun tipo di banca dati centrale dei dati personali a livello comunitario. Inoltre, occorre garantire che i dati personali non siano trattati più a lungo di quanto strettamente necessario e che l'accesso e l'uso di tali dati non siano consentiti una volta terminata la pandemia. Ho sempre sottolineato che le misure adottate nella lotta contro il COVID-19 sono temporanee ed è nostro dovere garantire che non siano qui per rimanere dopo la crisi.”

Diversi deputati però hanno messo in guardia contro il fatto che il certificato possa diventare una precondizione "de facto" per viaggiare in Europa, minando il suo stesso obiettivo di facilitare la libera circolazione. Per questo hanno esortato la Commissione a rimanere vigile e a mantenere comunque sempre valido il principio della libera circolazione di fronte a potenziali interventi limitativi da parte degli Stati membri.

Gli stessi deputati hanno inoltre chiesto al Parlamento europeo alcuni chiarimenti sulla relazione tra il certificato UE e iniziative nazionali simili autonome portate avanti da alcuni Stati membri.

Nell'attuale situazione di emergenza causata dalla pandemia di COVID-19, l'EDPB e il GEPD insistono sul rispetto dei principi di efficacia, necessità, proporzionalità e non discriminazione. L'EDPB e il GEPD ribadiscono che, al momento della stesura della presente relazione, sembra che vi siano poche prove scientifiche sul fatto che aver ricevuto il vaccino COVID-19 (o essersi ripreso dal COVID-19) renda immuni al virus e, di conseguenza, quanto possa durare tale immunità. Ma le prove scientifiche crescono ogni giorno.

Inoltre, una serie di fattori è ancora sconosciuta, per quanto riguarda l'efficacia della vaccinazione nella riduzione della trasmissione. La proposta dovrebbe stabilire norme chiare e precise che disciplinino la portata e l'applicazione del certificato verde digitale e impongano adeguate salvaguardie. Ciò consentirà alle persone, i cui dati personali sono interessati, di avere garanzie sufficienti che saranno protette, in modo efficace, contro il rischio di potenziali discriminazioni.

La proposta deve contenere espressamente il principio che non sia consentito l'accesso e il successivo utilizzo dei dati delle persone da parte degli Stati membri dell'UE, una volta terminata la pandemia.

Allo stesso tempo, l'EDPB e il GEPD sottolineano che l'applicazione del regolamento proposto deve essere rigorosamente limitata all'attuale crisi COVID-19.

Il parere comune infine esorta a prendere in esame ulteriori chiarimenti sulle categorie di dati interessate dalla proposta, sulla conservazione dei dati, sugli obblighi di trasparenza e sull'identificazione dei responsabili del trattamento e dei responsabili del trattamento dei dati personali.
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