La maggior parte delle occupazioni sono state riformulate dal processo tecnologico. La digitalizzazione richiede nuove skills e conoscenze e, per tale motivo, la formazione cambia diventando una formazione ibrida, anche in azienda.
Il processo di cambiamento era già in atto e l’emergenza sanitaria lo ha solo accelerato.
L’evoluzione delle professioni fino al 2030 - Secondo quanto certifica un nuovo studio sul futuro delle competenze in Italia, elaborato da Pearson Italia, EY e Manpower Group, già alla fine del 2019, in tutte le economie avanzate le imprese subivano un crescente disallineamento tra domanda e offerta di competenze, con effetti negativi sulla produttività e sulla capacità di introdurre nel business innovazioni di processo e nuove tecnologie.
Il progetto formula previsioni sulle tendenze evolutive della domanda di professioni in Italia da oggi fino al 2030, e, secondo quanto esposto:
- il 43,50% delle professioni risulta in decrescita;
- il 20,30% risulta stabile;
- il 36,20% risulta in crescita.
La percentuale delle professioni in crescita non riguarderà solo le professioni legate allo sviluppo tecnologico, ma la metà di esse riguarderà la comunicazione, la cultura, nonché le professioni dell’area Umanistica.
L’assunto di base di questo studio è che esista una correlazione tra la tendenza occupazionale futura di una professione e le competenze connesse.
Nel corso del prossimo decennio le professioni saranno soggette a un insieme di processi di trasformazione complessi caratterizzati dalla scomposizione e ricomposizione delle competenze per l’adeguamento alle nuove esigenze del mercato del lavoro. In un certo senso, quindi, le competenze ibride rappresentano la forza trainante che governa i processi trasformativi delle professioni.
L’importanza delle soft skills – L’evoluzione delle professioni dimostra la rilevanza delle soft skills, ovvero delle capacità relazionali e comportamentali.
La formazione rappresenta la base dell’interazione io-mondo, e ciò significa vedere l’esperienza di apprendimento-crescita non solo come dimensione di apprendimento mentale ma anche come dimensione di pratica esperienziale.
In riferimento a ciò, Carlo Chiattelli, associate partner di EY, afferma che emerge una chiara indicazione per i sistemi di formazione, di focalizzarsi su una sorta di confine strutturale del talento delle persone, un modo per fortificare alcune competenze e gestire le altre come capacità complessive e dinamiche, in un’ottica di apprendimento permanente.
La formazione cambia diventando una formazione ibrida, si rielaborano i classici moduli di apprendimento integrando nuove realtà digitali.
Nel mondo aziendale, l’apprendimento si modifica per coinvolgere e motivare i dipendenti, e l’emergenza sanitaria non ha fatto altro che accelerare questi processi di cambiamento.
In seguito all’emergenza sanitaria, le aziende poco connesse hanno dovuto obbligatoriamente fare un passo verso la digitalizzazione e le aziende che già avevano una mentalità digitale hanno sperimentato nuove innovazioni diventando utenti sempre più sofisticati. Il fondatore e Ceo di Docebo, Claudio Erba, afferma che l’attuale sforzo delle aziende deve essere quello di fornire una formazione gratificante, definendo Reskilling (sviluppo di abilità differenti per far sì che una persona possa ricoprire ruoli diversi) e Upskilling (sviluppo di competenze aggiuntive che aiutano a rendere una persona più efficace e qualificata nel suo ruolo attuale) come le tendenze principali.
Le priorità della formazione mutano, il Micro-Learning, per esempio, facilita la creazione, la gestione e l’erogazione di piccoli contenuti rendendo più facile l’accesso all’apprendimento. La formazione diventa flessibile e condivisa, aumentano creatività e relazione trasformando così le competenze richieste.