20 gennaio 2024

Neologismi

Autore: Ester Annetta
Sulla pagina iniziale del sito dell’Accademia della Crusca, nella sezione dedicata all’Elenco delle parole nuove, si legge questo avviso rivolto ai lettori:

“Se la redazione dedica una scheda di approfondimento a una parola non significa che ne sta promuovendo l’uso. Le schede sono pensate come strumenti di comprensione e approfondimento di una lingua, la nostra, che è in continua evoluzione. Le parole che fanno parte dell’italiano, come di qualsiasi lingua naturale, non possono essere “decise” o “scelte” dall’alto, ma sono quelle che spontaneamente si attestano negli usi dei parlanti, sulla base delle normali dinamiche di funzionamento delle lingue.”

È chiaro, allora, che, se nel “Libro dell’Anno” - la consueta pubblicazione della Treccani che sintetizza gli accadimenti rilevanti, i personaggi e le novità dell’anno appena trascorso - figura pure l’elenco dei neologismi, selezionati dall'Osservatorio della Lingua Italiana, va dato atto che si tratta di termini ormai attestatisi nel lessico comune e, dunque, di espressioni dell’evoluzione della nostra lingua conseguenti al suo adattarsi alle nuove tendenze dei tempi. Ma non per questo “promossi”.

Perciò, se tra gli avvenimenti importanti si trovano riportati: i 75 anni della Costituzione Italiana, la nomina della prima donna premier della Repubblica, gli 80 anni dalla fine del fascismo; e, tra i personaggi significativi dell’anno: l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (scomparso il 22 settembre dello scorso anno), Katalin Karikò, la ricercatrice che grazie ai suoi studi sull’RNA messaggero ha consentito di mettere a punto i vaccini contro il Covid-19, e l’attivista iraniana Narges Mohammadi, condannata a 31 anni di reclusione e attualmente imprigionata nel carcere di Evin, motivo per cui non ha potuto ritirare il Nobel per la pace assegnatole; ecco che, tra le parole di nuovo conio spuntano, tra le altre: “armocromia”, “Schleiniana”, “Famiglia queer”, “eco-talebano”, “underdog”, “transielienza” e una serie di formule composte quali "granchio blu", "digiuno intermittente", "codice calore", "oblio oncologico", "ebollizione globale", "skin shaming”.

Fortunatamente, com’è intuibile, molti di quei termini non hanno certo caratteristiche di definitività; si tratta piuttosto di formule istantanee che soddisfano la contingenza o la tendenza del momento e, pertanto, destinate inevitabilmente a non lasciare traccia di sé neppure nell’elenco delle parole estinte, una volta esaurita la necessità immediata.

Insomma, non troveranno collocazione definitiva nel dizionario della nostra lingua, alla quale va sempre tributato il rispetto opportuno a impedire contaminazioni esterofile e involgarimenti di cui, per stile, tradizione e valenza culturale, può decisamente fare a meno.

Saggia dunque la precisazione della Crusca, che, nel riconoscere all’uso continuato ed alla consuetudine il valore di “fonte” di neologismi, implicitamente afferma che le “digressioni temporanee” del linguaggio, lasciano invece immune la Lingua (maiuscolo, si!) da novità e variazioni che spesso risultano impoverimenti lessicali piuttosto che conquiste.
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