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Un diritto individuale e una questione di “gender neutrality”, se vogliamo. Ma soprattutto, una di quelle misure normative, che se prendesse davvero piede potrebbe accelerare quel cambio culturale, di cui tanto necessita il nostro mercato del lavoro. Già, perché l’astensione dal lavoro quando nasce un bambino in famiglia, non riguarda più solo le neomamme. Stando a quanto rilevato dall’Inps, infatti, aumentano - più dell’80% - i neopapà italiani che si prendono l’aspettativa per occuparsi del bebè.
Di cosa si tratta - Anzitutto, il congedo parentale per il dipendente che diventa papà è un periodo di astensione dal lavoro, introdotto nel 2013 con la legge Fornero, «per promuovere la cultura di maggiore condivisione dei compiti genitoriali». Può essere obbligatorio ma anche facoltativo e, in tal caso, spetta al papà se la mamma rinuncia ad un uguale periodo di congedo maternità obbligatoria. Per chi diventata papà quest’anno il congedo obbligatorio è di quattro giorni (che possono essere utilizzati in modo continuativo o no) mentre quello facoltativo è di un giorno. Secondo la disposizione, i giorni devono essere usati entro cinque mesi dalla nascita, dall’adozione o dell’affidamento del figlio.
Il dato - Negli anni il successo dei congedi tra i neopapà, che si assentano dal lavoro utilizzando i permessi previsti dalla legge, è aumentato. Rispetto al 2013, anno del debutto, nel 2016 i beneficiari del congedo obbligatorio sono saliti dell’84% (da 50.474 a 92.858) e quelli del congedo facoltativo del 69,1% (da 5.432 a 9.186). È quanto emerge dai dati dell’osservatorio Inps, che però monitora solo i lavoratori dipendenti del settore privato e non i dipendenti pubblici, che hanno - a loro volta - diritto a questi congedi. Dal beneficio sono invece esclusi gli altri lavoratori, come gli autonomi e i parasubordinati.
Come funziona - I neopapà che vogliono utilizzare i congedi dovranno avvertire il datore di lavoro con una comunicazione scritta, almeno 15 giorni prima del periodo scelto. Per il congedo facoltativo di un giorno, occorre allegare alla richiesta una nota della madre in cui dichiara che non utilizzerà un giorno di congedo di maternità, con conseguente riduzione del periodo che le spetta: questi documenti devono essere trasmessi anche dal datore di lavoro alla madre. Va aggiunto che sia per il congedo obbligatorio, che per quello facoltativo, al neopapà è riconosciuta un’indennità pari al 100% della retribuzione a carico dell’Inps. Ci sono poi delle specifiche: a chi è diventato papà entro il 31 dicembre 2017, si applicano le regole per i congedi in vigore lo scorso anno. Vale a dire che il congedo obbligatorio spetta solo per due giorni, mentre quello facoltativo non spetta proprio. E questo varrà anche se i neopapà di fine anno utilizzeranno i giorni di congedo nei primi mesi del 2018.
Un aiuto minimo - Sui numeri, ancora contenuti, dei padri che ne hanno beneficiato, incide la scarsa conoscenza dei nuovi congedi: un aiuto minimo nella sostanza, dalla portata rivoluzionaria, dato che in Italia la cura dei figli è ancora - per lo più - affidata alle madri. A creare dubbi e confusione sulla possibilità di utilizzare i congedi ha contribuito il fatto che la norma è stata sottoposta a diverse proroghe e modifiche. All’inizio, l’estensione per i neopapà è stata introdotta in via sperimentale, per tre anni; il congedo obbligatorio era di un giorno e quello facoltativo (in sostituzione della madre) di due giorni. Nel 2016 è arrivata però, la prima proroga con alcune modifiche: il congedo obbligatorio è stato portato a due giorni, quello facoltativo invece no. Nel 2017, altra proroga per il congedo obbligatorio a due giorni; novità che non riguarda il congedo facoltativo, che non spetta a chi è diventato papà lo scorso anno. Quest’anno ancora una successiva modifica: i giorni di congedo obbligatorio diventano quattro e torna anche il congedo facoltativo, ma solo per un giorno.
In continua evoluzione - Due anni fa (il periodo più recente monitorato dall’Inps) il congedo - per quanto obbligatorio - è stato utilizzato solo dalla metà dei neopapà che ne avrebbe avuto diritto. Il dato è frutto di una stima calcolata a partire dai dati Inps e Istat sul numero dei lavoratori, della popolazione e delle nascite. Molti meno - appena il 5% dei potenziali beneficiari - sono stati invece i papà che hanno sfruttato il congedo facoltativo (in origine di due giorni e che quest’anno scende a un giorno soltanto), da scalare ai cinque mesi di maternità obbligatoria della madre.
Un’evoluzione continua che sembra aver spiazzato i neopapà potenziali beneficiari. A beneficiare dell’astensione facoltativa dal lavoro - che spetta sia alle madri che ai padri - sono ancora le mamme. Secondo il monitoraggio Inps, sui 311.720 lavoratori che hanno sfruttato il congedo parentale nel 2016, 52.567 sono padri (tutti dipendenti del settore privato, poiché gli autonomi e i parasubordinati ne hanno diritto solo in caso di grave impedimento della madre). In aggiunta, su questi numeri incide pure che il congedo parentale è retribuito dell’Inps solo al 30% e solo per i primi sei mesi. Regole che incentivano l’utilizzo da parte del genitore con il reddito più basso, molto spesso la donna.