1 luglio 2021

CNDCEC: 371.500 imprese non fallibili saranno in grave difficoltà nel 2022

Autore: Redazione Fiscal Focus
La Fondazione nazionale dei Commercialisti ha effettuato un sondaggio per valutare l’impatto della crisi pandemica sulle imprese non fallibili, anche nell’ottica di comprendere se le misure emergenziali attuate nel corso dell’anno 2020 siano state sufficientemente adeguate ad arginarne il pericolo di sovraindebitamento.

Dal sondaggio emerge un aspetto fondamentale, ovvero l’effetto “tampone” generato dalle misure di sostegno pubblico su queste realtà imprenditoriali: se da un lato non si è ancora registrata un’esplosione di insolvenze aziendali, dall’altro lato, considerata la temporaneità degli interventi medesimi, appare altamente probabile che si concretizzi un aumento del rischio di solvibilità delle imprese legato alla progressiva riduzione dei sostegni economici. Infatti, è accertato che un elevato campione di imprese versava in situazioni di crisi già prima di essere travolta dall’ondata pandemica, il che rende ancor più verosimile ipotizzare un incremento delle insolvenze una volta che le misure di sostegno verranno allentate.

Dalla stima effettuata, le imprese non fallibili che nel 2022 si potrebbero trovare in grave difficoltà economica sono circa 371.500, pari al 29,3% del totale delle imprese non fallibili considerate nella stima totale. Si tratta di piccole imprese che, però, danno lavoro a oltre 445 mila dipendenti.

Inoltre, emerge un limitato ricorso alle procedure di sovraindebitamento durante il periodo emergenziale: ciò potrebbe ricollegarsi all’evidenziato effetto “tampone”, provocato dalle misure agevolative, sullo stato di crisi anche delle imprese non fallibili, nonché alla sospensione dell’attività giudiziaria disposta nel primo periodo della pandemia.

Sono, invece, molte le imprese che hanno rinegoziato il canone di locazione dell’immobile commerciale o che hanno fatto ricorso ad ammortizzatori sociali o che hanno subito un calo di fatturato significativo ed anche quelle che hanno fatto ricorso a prestiti garantiti.

Considerando gli intervistati che hanno dichiarato che l’impatto negativo della pandemia ha riguardato più del 25% delle loro imprese clienti, la percentuale più alta si registra per il calo di fatturato superiore al 30% nel 2020, seguita dal ricorso a prestiti garantiti dallo Stato e dal ricorso ad ammortizzatori sociali. In tutti e tre i casi le percentuali sono abbastanza vicine e si collocano poco al di sopra o poco al di sotto del 60%. Più bassa, invece, la percentuale di chi ha ottenuto la rinegoziazione del canone di locazione.

In particolare, i Commercialisti del campione per i quali il 25% e più delle loro imprese clienti ha subito una perdita di fatturato superiore al 30% nel 2020 sono il 61,7%. Per il 46,8%, invece, più di un’impresa su quattro versa in uno stato di grave difficoltà economica, mentre per il 46,6%, più di un’impresa su quattro tra quelle loro clienti nel 2022 si troverà ancora in uno stato di grave difficoltà economica.

Il confronto territoriale mostra differenze significative solo nel caso del calo di fatturato. Mentre, infatti, chi dichiara questo tipo di impatto per il 25% ed oltre delle imprese non fallibili loro clienti è pari al 61,7%, lo stesso dato scende al 57,2% al Centro-nord e sale al 70,5% al Sud con un divario di 13,3 punti percentuali. Per il 46,8% del campione, poi, la situazione patrimoniale, economico e finanziaria attuale delle imprese non fallibili è definita “grave” per il 25% e oltre della clientela. La stessa percentuale, però, scende al 39,5% nel Centro-nord e sale al 61,7% nel Sud con una differenza di 22,2 punti percentuali.

Interrogati, invece, sulla possibilità che le imprese non fallibili loro clienti debbano far ricorso al sovraindebitamento e risultino, quindi, insolventi entro la fine dell’anno, l’8,8% dichiara il 25% e oltre. Percentuale, questa che sale al 13,1% nel Sud contro il 6,5% nel Centro-nord. La stessa percentuale risulta pari al 46,6% laddove il campione viene interrogato sullo stato di difficoltà economica atteso per il prossimo anno (42,2% nel Centro-nord e 56% nel Sud).
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