3 agosto 2016

Fermatevi, fermiamoci

Lettera aperta alla Categoria

Nell’approssimarsi delle prossime elezioni locali e nazionali “noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia”
(Pericle, discorso agli ateniesi, 431 A.C.)

Autore: Francesco M. Renne
Una piccola premessa - Vero, chi scrive, secondo alcuni, non avrebbe i titoli per farlo, altresì peccando di presunzione oltre che “non sapendo fare politica”. Secondo altri, invece, proprio perché ad oggi non direttamente coinvolto nelle questioni elettorali, ha l’indipendenza per poterlo fare. Al lettore il giudizio sui contenuti e sulla legittimità della richiesta avanzata. A chi scrive, invece, l’assunzione della responsabilità di provarci (ancora), nell’interesse degli iscritti, ritenendo che “questo” sia “fare politica” (di Categoria). E di eventualmente schierarsi, anche, di qua o di là; ma solo dopo aver provato (ancora) ad unire, invece che contribuire (da subito) a dividere.
Quale scenario abbiamo di fronte? - La prossima tornata elettorale sarà un passaggio epocale. Segnerà la fine del periodo transitorio; modificherà i criteri di composizione delle liste, senza più la distinzione fra le due (ex) componenti ragionieri e dottori; sarà la prima tornata elettorale “vera” dopo il penalizzante commissariamento; avverrà con la nuova geografia giudiziaria; sarà più “responsabilizzante” per tutti gli iscritti, poiché sceglieranno per la prima volta un Consiglio locale che voterà, immediatamente dopo, per il nuovo Consiglio nazionale.
Dovremmo esserne tutti consapevoli. Dovremmo essere pronti a gestire questa fase con responsabilità, nell’interesse di una Professione che ha davanti a sé sfide che rischiano di travolgerla.
Sfide legislative: la (paventata) riforma del processo tributario; la (ennesima) riforma in materia concorsuale; la sfida (tecnologica) della fatturazione elettronica, della supply chain finanziaria e della conservazione sostitutiva; l’attivazione dei controlli sulla funzione di revisore e le regole di nomina dei revisori degli Enti Pubblici; le questioni legate all’applicazione delle regole dell’Autorità Anticorruzione. Sfide di mercato: la concorrenza “non ordinistica”; le “competenze concorrenti”; la “compressione” dei prezzi e delle opportunità di lavoro “classiche”; le “nuove frontiere” della professione, nel mondo della finanza, dell’organizzazione e della governance aziendale, dell’internazionalizzazione, della composizione giudiziale delle crisi. Sfide “interne”: il nuovo codice deontologico, la nuova disciplina sanzionatoria, il nuovo regolamento della formazione professionale obbligatoria, l’attivazione delle Scuole di Alta Formazione e del riconoscimento delle “specializzazioni”. Il tutto, sommato a condizioni di esercizio della Professione a dir poco “in emergenza”, stretti come siamo fra adempimenti burocratici, scadenze senza soluzione di continuità (quasi fossimo “servitù” misconosciuta degli interessi dell’Erario), obblighi (e controlli) antiriciclaggio, scarsa legittimazione da parte dell’opinione pubblica e della politica, pagamenti (incerti) dilatati nel tempo e via discorrendo. Addirittura con le Casse “sotto attacco”, legislativo (per talune proposte di riforma giacenti in Parlamento) e finanziario (con il tormentone Atlante2).
Serve unità, per farsi “ascoltare” dalla politica e dai media; per “dare risposte” responsabili agli iscritti e rappresentarli di fronte alle Istituzioni; per “guidare” il cambiamento senza esserne travolti.

Invece, eccoci daccapo. Due liste, tradimenti (più o meno presunti) e sotterfugi (nessuno escluso) per il miglior posizionamento “tattico” avvicinandosi alle elezioni nazionali; un Presidente accantonato frettolosamente senza che gli si sia mosso alcun addebito pubblico (e che avrebbe meritato miglior trattamento, prima ancora che miglior sorte); alcune cooptazioni dall’alto e candidati in pectore già pronti da tempo, da una parte; una lista “di reazione” alla convezione ad escludendum, dall’altra. E ancora: (di nuovo) ricorsi al TAR, avverso il riordino degli Ordini locali dovuto all’adeguamento alle nuove circoscrizioni giudiziarie; (di nuovo) dubbi sulla legittimazione del percorso elettorale (e delle date scelte); (di nuovo) spettri giudiziari incombenti.
Tutte scelte singolarmente legittime, ci mancherebbe, ma non abbiamo imparato nulla, dal recente passato?
Serve unità, soprattutto verso i nostri interlocutori, non (di nuovo) scontri personalistici.
L’auspicio, quindi, è:
Fermatevi, fermiamoci. Per l’amor del cielo, prevalga il senso di responsabilità che prevenga gli scogli cui rischiamo di andare incontro.
Ci si sieda, assieme, e si discuta confrontandosi apertamente, invece che (da entrambe le parti) alimentare percorsi (opachi e) sotterranei e forieri di accordi tra “i pochi”; ci si confronti sui progetti e sui programmi, invece che (solo) sulle persone; si rispettino i principi, valorizzando ciò che di buono è stato fatto dall’uscita dal commissariamento ad oggi (in CN e in Fondazione), invece che (ri)azzerare tutto di nuovo, peraltro per alcuni smentendo sé stessi (avendola cercata, avendola voluta e avendoci lavorato, per quella scelta di unità che consentì l’uscita dal limbo del commissariamento).
Si parli alla base, agli iscritti, agli attuali Consigli locali, ai futuri candidati, invece che chiudersi in stanze più o meno affollate senza che le discussioni ivi elaborate diventino trasparenti e conosciute. Abbiamo di fronte sfide impellenti per la nostra Categoria, abbiamo bisogno di unire gli sforzi, di dare certezze ai Colleghi che si lavorerà “a partire dai loro bisogni”, oltre che per traghettare, gettandone le basi, la Professione nel futuro prossimo venturo.
Abbiamo l’esigenza di non dividerci (di nuovo) davanti all’opinione pubblica, serve coesione tra le sigle sindacali (e tra queste e il CN), servono meno divisioni e più spirito di appartenenza (non facciamo “politica”, facciamo politica “di Categoria”), servono meno “cooptazioni” e più “primarie” (da ambo le parti); dovremmo lavorare tutti per il medesimo obiettivo, servono meno generali e più truppe che abbiano voglia di sacrificarsi per i Colleghi.
Perché, in fondo, è ai semplici iscritti che chiunque voglia rappresentare la Categoria, a qualsiasi livello, deve rispetto; è a loro che deve l’investitura; è a loro, che dovrà rispondere.
In conclusione,
Fermatevi, fermiamoci; siete (e siamo, tutti) ancora in tempo.
Fermatevi, fermiamoci, dunque; per il bene della nostra Professione, per evitare (ulteriori) ricorsi e frammentazioni, per garantire una corretta rappresentatività che risponda alla “più fedele espressione della nuova composizione degli Ordini territoriali” (cit. nota del Ministero della Giustizia, 31 marzo 2016), per generare un clima inclusivo e di partecipazione costruttiva a tutti i livelli. Altrimenti – anche non vi fossero derive giudiziarie, che auspicabilmente dovremmo altresì impegnarci ad evitare – sarà solo la vittoria degli interessi di “alcuni” (chiunque essi siano) sugli interessi dei “molti” (gli iscritti).
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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