10 aprile 2020

Il Decreto “blocca” liquidità per i professionisti

La modifica ai requisiti di accesso costringe le casse di previdenza a sospendere i pagamenti

Autore: Felicia Sdanganelli
Per effetto della pubblicazione del Dl 23/2020 sulla Gazzetta Ufficiale n. 92 dell’8 aprile 2020, risultano modificati i requisiti per la richiesta dell’indennità di 600 euro per i professionisti, disciplinata dall’art. 44 del Dl Cura Italia n. 18/2020. L’articolo 34 del nuovo Decreto, infatti, ora richiede che il professionista, oltre al possesso dei requisiti precedentemente fissati dalle norme, deve essere iscritto in via esclusiva all’Ente cui è stata presentata la domanda.

La procedura: l’autocertificazione dei requisiti – A seguito dell’emanazione del Decreto Mise 28.02.2020 in cui erano stati forniti i chiarimenti per l’accesso all’agevolazione, le rispettive Casse di previdenza avevano predisposto sui propri siti la piattaforma informatica, accessibile dal giorno 1 aprile 2020, per permettere ai propri iscritti di presentare tempestivamente la domanda di accesso. Si ricorda, infatti, che diversamente dall’INPS, nel caso dei professionisti, in caso di insufficienza delle risorse, le somme verranno erogate sulla base dell’ordine cronologico di presentazione delle domande (criterio che si è reso necessario in considerazione della limitata disponibilità del Fondo di ultima istanza, ferma restando la facoltà dell’Ente di mettere a disposizione i propri fondi per coprire tutte le richieste pervenute). Tornando quindi alla procedura, a ciascun iscritto è richiesto di:
  • Autocertificare il possesso dei requisiti consapevole delle responsabilità previste dagli articoli 75 e 76 del D.P.R. n.445/2000;
  • Allegare copia del proprio documento di identità e codice fiscale.

In considerazione del numero di domande ricevute – circa 35.000 solo alla Cassa di previdenza dei dottori commercialisti e a quella dei Ragionieri e circa 400.000 in totale a tutte le Casse rientranti nel perimetro dell’AdEPP - , dopo aver verificato l’esito positivo della procedura e la validità dei documenti allegati, le Casse erano pronte ad erogare le somme spettanti. Tuttavia, come detto in premessa, tra i requisiti richiesti il Dl Liquidità ha aggiunto quello di esclusiva iscrizione all’Ente, il che comporta che le autocertificazioni rese dagli iscritti fino ad oggi non possono essere ritenute valide in quanto incomplete. 
Tenuto conto di quanto sopra, le 20 Casse facenti parte dell’AdEPP (Associazione degli Enti Previdenziali Privati) hanno dunque deciso di sospendere l’accoglimento di nuove domande in attesa di chiarimenti dal Ministero, trovandosi altresì costrette a bloccare l’erogazione delle somme ai beneficiari che, avendone i (soli precedenti) requisiti, ne abbiano fatto richiesta. Oltre a quanto da essi certificato, infatti, le casse non avrebbero modo di verificare l’esistenza di iscrizioni ad ulteriori forme di previdenza.


Considerata l’importanza dell’ordine cronologico delle domande già presentate, a questo punto le Casse, anziché azzerare i contatori, potrebbero chiedere un’integrazione, mediante nuova autocertificazione, di quanto già dichiarato. In tal caso, fa sapere l’AdEPP, potrebbe essere necessaria almeno un’altra settimana per l’invio dell’informativa agli iscritti, l’integrazione dell’autocertificazione da parte di questi e, nuovamente, la verifica preliminare e formale dei requisiti.

La nuova platea – Le modifiche apportate dal Decreto liquidità comportano l’esclusione dall’indennità di cui all’art. 44 del Dl Cura Italia dei professionisti che svolgono la propria attività in concomitanza ad un contratto di lavoro dipendente, il cui reddito sarebbe soggetto alla contribuzione obbligatoria INPS. I soggetti esclusi non potranno oltretutto beneficiare neanche dell’indennità di cui all’art. 27, posto che in tal caso la misura è rivolta ai soli autonomi non professionisti, iscritti alla Gestione Separata.

Un’ulteriore disparità di trattamento, insomma, che non passa di certo inosservata sotto la lente del CNDCEC, che con comunicato di ieri rende note le parole del Presidente, Massimo Miani:
  • Una vicenda gravissima, l’ennesima dimostrazione della superficialità e della disattenzione con le quali la politica approccia le questioni legate all’universo dei liberi professionisti italiani. E anche la dimostrazione di come finanche in questo frangente drammatico l’Italia soccomba a norme che cambiano nottetempo, farraginose, spesso incomprensibili.”. E prosegue, denunciando “cifre comunque insufficienti per sostenere concretamente centinaia di migliaia di liberi professionisti che, esattamente come milioni di altri lavoratori italiani, stanno patendo gli effetti dell’emergenza”.

Altrettanto dure le parole del Presidente della Cassa Dottori Commercialisti, Walter Anedda, il quale evidenzia che “la confusione che ha accompagnato tale vicenda è l’evidenza del fatto che le Casse sono state totalmente escluse dalla definizione dei contenuti dei testi normativi”.

Su un diverso fronte, ossia quello del conversione in Legge del Dl Cura Italia, sembrerebbe esserci invece un’inversione di marcia sui pensionati: il maxiemendamento presentato oggi al voto, dovrebbe modificare l’art. 44, limitando l’esclusione ai soli pensionati di anzianità e di vecchiaia. Ovviamente, il tutto è rimesso all’avvenuta conversione.
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