Cari amici,
i nuovi indicatori ISA, che come ben sappiamo andranno a sostituire (gradualmente) dal 2018 gli studi di settore, in questa prima fase embrionale stanno già attirando l’attenzione di tutti. Tanto abbiamo sofferto in questi anni, ed inutilmente contestato gli Studi di Settore, che è naturale vi sia grande curiosità su questo nuovo e tanto pubblicizzato strumento.
Cosa ci è stato sin qui promesso? Due cose che, se effettivamente saranno confermate dai fatti, non possiamo che accogliere con soddisfazione: gli ISA dovrebbero richiedere un minor numero di dati, e pertanto essere più facili – forse meglio dire più umani – da gestire. Inoltre, in base alle prime simulazioni effettuate dal SOSE, risulterebbe che i nuovi indici siano più benevoli con il contribuente. In due parole si dovrebbe ampliare la platea dei soggetti che si troverebbero nelle condizioni di usufruire del regime premiale.
Bene. Finalmente una delle nostre principali istanze troverebbe una prima, concreta, applicazione: meno complicazioni, meno ‘inserimento dati’, così da avere più tempo per il nostro reale mestiere - la consulenza, l’affiancare l’imprenditore con il plusvalore delle nostre specifiche competenze.
Magnifico, direte voi. E invece no. E non perché in realtà gli ISA siano strumenti dalla gestione improponibile, perché questo, di fatto, ad oggi non lo sappiamo, non avendo ancora auto modo di toccare con mano. Bensì perché, ammesso di avere più tempo per la consulenza, di consulenza non ci sarà più bisogno. Ci pensa direttamente il Fisco, con ISA, che tutto conosce e tutto sa.
E’ stato infatti reso noto che con gli ISA non solo si otterranno indicatori ai fini tributari, tesi a valutare la ‘bontà fiscale’ del contribuente, ma anche una consulenza d’azienda, gratuita. Lo strumento si occuperà, infatti, anche di fornire un’elaborazione dati, basata su indicatori di bilancio calcolati dal sistema stesso, con tanto di valutazione del posizionamento dell’azienda rispetto a tutte le altre aziende operanti nel medesimo settore. Stato Patrimoniale e Conto Economico, tutto diligentemente riclassificato su più annualità, ed analizzato, con tanto di pagella finale costituita da giudizio sintetico non solo fiscale, appunto, ma anche gestionale-economico. Completerà il quadro un grafico che evidenzierà i punti di forza e di debolezza dell’azienda stessa.
Volendo accendere per un momento il tasto ‘visione critica’ (nel senso di analisi concreta e non di enunciazione di principio seguita automaticamente da applauso come da copione), già in questa primissima fase fiscale mi domando come si faccia a non vedere come tutto questo non vada assolutamente bene.
Intanto dalla natura dei dati richiesti si rileva come – in barba a tutti i ragionamenti fatti – il magazzino continuerà ad essere dato da indicarsi, anche per coloro che non lo contabilizzeranno più (i semplificati). Era talmente banale immaginarlo che non vedo come possa essere una sorpresa, ma ribadiamolo, caso mai fosse sfuggito a qualcuno.
Ma soprattutto, in questa sede viene spontaneo chiedersi: a che gioco stiamo giocando? Da un lato continui nuovi adempimenti - che tutto fanno tranne che semplificare - e non appena viene introdotto un qualcosa che promette finalmente di semplificare, con quello stesso strumento ci viene tolto l’incarico di ‘elaboratori di dati’ – bene – ma contemporaneamente, ci viene sottratta anche la consulenza aziendale, ruolo che ci spetterebbe per natura e preparazione.
Che si stia puntando all’estinzione della specie?
“ I più pericolosi nemici sono quelli da cui l’uomo non pensa a difendersi”.
(Arturo Graf)
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