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Prezzi in aumento, stipendi fermi: a marzo crollano le vendite, soprattutto nel settore alimentare.
Secondo i dati Istat, il calo è importante e riguarda in particolare gli alimenti. A sorpresa, invece, sono alti i consumi di prodotti per la cura della persona, che fanno registrare un lieve aumento.
Vediamo nel dettaglio le percentuali rilevate nei vari settori.
I consumi delle famiglie italiane continuano a diminuire. A marzo 2025, le vendite al dettaglio sono diminuite del 4,2% in volume e del 2,8% in valore rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Anche il confronto con febbraio si registra in negativo: -0,5% sia in termini di quantità che di valore.
A pesare maggiormente è il forte calo degli acquisti di prodotti alimentari. Inaspettatamente segnano un -6,7% su base annua.
I beni non alimentari registrano invece una flessione più contenuta: -2,1%.
In positivo solo poche categorie: crescono le vendite di prodotti di profumeria e cura della persona (+1,8%) e di medicinali (+0,6%).
La situazione non sembra affatto rosea invece per cartolerie, libri, giornali e riviste (-4,5%) calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-4,2%).
La flessione colpisce in modo quasi omogeneo tutti i tipi di rivenditori. Gli incassi della grande distribuzione scendono del 2,6%, quelli dei negozi tradizionali del 3,1%, mentre anche il commercio elettronico, spesso in crescita, registra un calo dell’1,3%.
Secondo l’ufficio studi di Confcommercio, “al netto dell’effetto Pasqua non mancano elementi di preoccupazione. La situazione resta difficile per molti segmenti di consumo, in particolare abbigliamento e calzature, e per la distribuzione tradizionale”.
Il commento del presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona: “Dati disastrosi! Non si salva nessuno. Non c’è un solo dato positivo, né congiunturale né tendenziale, né in valore né in volume. Il crollo non può essere spiegato solo con la diversa collocazione della Pasqua: può giustificare il calo degli alimentari su base annua, ma non quello rispetto a febbraio né il tracollo dei beni non alimentari”.