23 maggio 2025

CNDCEC e riforma ordinamento professione, la categoria merita rispetto

Si pubblica quanto pervenuto in redazione

La comunicazione del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili in tema di riforma dell’Ordinamento appare essere fuorviante oltre che condotta in modo discutibile sul piano istituzionale, ragione per la quale l’Associazione Nazionale Commercialisti ritiene doverosa una riflessione critica sotto il profilo istituzionale e deontologico sui contenuti dell’articolo pubblicato su Press Magazine dal titolo “Riforma dell’ordinamento, oltre 80 presidenti territoriali sostengono il Consiglio Nazionale”, che presenta evidenti elementi di comunicazione strumentale e parziale.

Continuano ad essere diffuse notizie confuse e fuorvianti dal CNDCEC che intendiamo brevemente riepilogare:
  • a seguito dell’Assemblea dei Presidenti del 13 dicembre scorso, con riferimento alla riforma ordinamentale, dai vertici nazionali venne affermato di avere un consenso di oltre 100 Ordini, attestando tale numero sulla differenza di chi non aveva esplicitato palesemente il dissenso alla riforma nel corso della predetta Assemblea. Riunione che peraltro, giova ricordare, neppure prevedeva il punto in trattazione e giungeva successivamente alla consegna alla politica del documento di riforma del D.Lgs.139/05.
  • a seguire, dopo la pubblicazione di una nota predisposta da 22 Ordini e contraria alla riforma, il Consiglio Nazionale della categoria deduceva che il numero di chi esprimeva consenso si attestava ai non sottoscrittori (per differenza 122);
  • è degli ultimi giorni la notizia diffusa che ascrive a soli 8 Ordini la contrarietà al proseguimento dell’iter di riforma;
  • nelle ultime ore il Consiglio Nazionale ha diffuso notizia di spontanee attestazioni di consenso nel numero di circa 80 Presidenti territoriali, i quali avrebbero inviato allo stesso Consiglio una nota di esplicito sostegno.

Veicolate mediante l’inappropriato utilizzo dei canali istituzionali, tutte queste comunicazioni sono unicamente la conferma della profonda confusione che da tempo l’Associazione continua a denunciare. I numeri resi noti non confermano, non smentiscono ma si alternano con un equilibrismo decisamente imperfetto che la categoria non merita e non può ulteriormente patire.

L’affermazione secondo cui “oltre 80 presidenti territoriali” sostengono la riforma è priva di informazioni fondamentali: non viene specificato quali siano questi Ordini né il numero di iscritti che rappresentano. Basti pensare che i soli 8 Ordini che hanno già manifestato il loro palese dissenso al modus operandi rappresentano oltre il 25% degli iscritti.

In un contesto istituzionale, tale omissione è pertanto grave e tendenziosa, poiché induce a ritenere che vi sia un consenso ampio e consolidato, senza però offrire alcun dato che consenta una verifica trasparente o una valutazione equilibrata. L’omissione di tali dettagli non è neutra: è una scelta consapevole di chi la enuncia, che altera la percezione della realtà, alimentando una profonda disinformazione dagli effetti gravemente disarmonici e conflittuali.

Affermare che la maggioranza degli Ordini è a favore della riforma è più di una forzatura. Il dato reale è che gli Ordini territoriali in Italia sono 132. Se 80 di questi hanno effettivamente manifestato sostegno, ciò corrisponde a circa il 60,6%, quindi appena sopra la metà, ben lontano da quella “stragrande maggioranza” che si vuole far intendere. Tale forzatura comunicativa risulta ancor più problematica se si considera che gli Ordini differiscono per dimensione e numero di iscritti, e dunque il peso rappresentativo non può essere considerato uniforme.

Ancor più grave, tendenziosa e strumentale è l’affermazione che 80 Presidenti abbiano scritto a sostegno del CNDCEC, senza che siano rese alla platea degli iscritti notizie esaustive.

Abbiamo notizia, da molteplici componenti dei Consigli degli Ordini territoriali, che le lettere inviate dai loro presidenti, opportunamente sollecitate dalla governance nazionale al mero fine di trasmetterne copia al Ministero della Giustizia, non siano state approvate o non siano neppure passate attraverso un confronto in seno ai loro consigli o in contesti assembleari territoriali, rappresentando così un atto meramente unilaterale ad opera dei singoli nella qualità di iscritti e non in rappresentanza di un Ordine.

Abbiamo altresì notizia del deposito di una specifica richiesta di accesso agli atti, tesa alla consegna delle 80 lettere, formulata da tre componenti del Consiglio Nazionale che, com’è di pacifica evidenza, pur se componenti del massimo organismo istituzionale, ignorano i fatti e gli atti che pubblicamente diffonde il suo Presidente de Nuccio. Segno questo di una disarmonia e spaccatura non solo della categoria ma anche interna al CNDCEC.

Preoccupante è anche l’utilizzo che viene fatto dei canali istituzionali, ancora una volta, assistiamo, infatti, ad un loro uso distorto per veicolare un messaggio parziale, a scapito del principio di trasparenza e pluralismo. Questo modo di comunicare, anche sui social network, ormai tristemente consolidato, è segno di una crescente mancanza di equilibrio, di rispetto per le opinioni divergenti e di consapevolezza del ruolo super partes che dovrebbe caratterizzare il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili a tutela dell’immagine stessa della categoria.

L’atteggiamento dei vertici nazionali della categoria appare sempre più orientato a generare spaccature interne piuttosto che favorire il dialogo e il confronto democratico, tutto ciò alimenta un clima di conflittualità interna, che lede la coesione della categoria e rischia di danneggiare l’immagine dell’intera professione. Di fronte a tale scenario, si ritiene lecita e doverosa la possibilità di ricorrere ad un intervento del Ministero della Giustizia, in quanto soggetto che ha competenza istituzionale sulla materia e che dovrebbe quindi avere la funzione di vigilare sul corretto svolgimento del processo di riforma.

È stata proprio la preoccupante situazione che si è delineata rispetto al DDL recante delega al Governo di riforma dell’ordinamento professionale della categoria a determinare l’opportunità per l’Associazione Nazionale Commercialisti di rivolgersi lo scorso 15 maggio alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, interessando anche i Ministri competenti Carlo Nordio della Giustizia, Annamaria Bernini dell’Università e Marina Calderone del Lavoro in merito alla possibilità di attuare una verifica della correttezza di tutte le fasi che hanno condotto al licenziamento della bozza di riforma.

Anche la pubblicazione diffusa nella giornata di ieri da Eutekne conferma i diffusi timori, offrendo ulteriori elementi di valutazione. Nella stessa si evidenzia chiaramente che:
  • Le lettere di consenso sono arrivate in blocco e in modo “spontaneo”, ma senza trasparenza né pubblicità sul contenuto e l’identità dei firmatari.
  • Circa 40 Ordini si sono detti “indecisi” e 11 si sono espressi per il “no”, segno di una spaccatura significativa.
  • Alcuni Ordini hanno reagito esprimendo preoccupazione per l’uso di comunicazioni “fuorvianti e divisive”, chiedendo un chiarimento pubblico.

A giudizio di ANC si impone un richiamo forte al rispetto istituzionale, alla trasparenza e al confronto democratico. È fondamentale che il Consiglio Nazionale torni a interpretare il proprio ruolo in modo inclusivo, garantendo pluralismo, veridicità delle informazioni e piena condivisione delle scelte. È opportuno che questa pericolosa escalation abbia fine e che ogni comunicazione sia riportata nell’alveo della correttezza istituzionale e del dialogo interno. La professione non merita un simile svilimento.

Solo così sarà possibile tutelare la dignità e l’unità della professione, e costruire riforme realmente condivise.

ANC Comunicazione
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