4 settembre 2025

Riforma degli ordinamenti professionali, Commercialisti e Avvocati chiedono un rinvio

Le associazioni contestano il metodo e sollecitano il confronto: “Solo organi legittimati possono scrivere le nuove regole”. Possibile un Consiglio dei Ministri in giornata.

Autore: Martina Giampà
Sono ancora soltanto ipotesi, ma per il 4 settembre 2025 potrebbe essere convocato un Consiglio dei Ministri. Sul tavolo del Governo figurerebbero quattro disegni di legge, due dei quali riguardanti Commercialisti e Avvocati.

Già nella tarda serata del 3 settembre, l’Associazione Nazionale Commercialisti (ANC) ha lanciato l’allarme: la riforma che potrebbe approdare oggi all’esame dell’esecutivo desta forti preoccupazioni e rischia di diventare motivo di scontro istituzionale.

Professioni ordinistiche: attesa per i nuovi disegni di legge su commercialisti e avvocati

Per la riforma degli ordinamenti professionali sul tavolo è previsto un disegno di legge delega complessivo presentato dal Ministero del Lavoro e dal Ministero della Giustizia. Tra gli altri, c’è attesa e particolare agitazione anche i disegni di legge delega di riforma per commercialisti e avvocati. È importante ricordare che l’ultimo intervento risale al 2011 quando in attuazione di quanto previsto dal decreto-legge n. 138 del 2011, il Governo ha adottato il D.P.R. 7 agosto 2012, n. 137 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 14 agosto 2012, n. 189), contenente il regolamento di delegificazione in materia di professioni regolamentate. Tale regolamento si applica a tutte le professioni ordinistiche, con l’esclusione delle professioni sanitarie.

Commercialisti, cosa chiede l’ANC: le perplessità

Si tratta ancora di ipotesi ma le indiscrezioni in circolazione riportano al disegno di legge delega di riforma di maggio che non è mai arrivato al vaglio del Governo.

In una lettera formale inviata al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, l’Associazione Nazionale Commercialisti, guidata da Marco Cuchel, ha chiesto con fermezza la sospensione dell’iter legislativo sulla riforma dell’ordinamento professionale. Il motivo principale è legato al rinnovo in corso dei vertici territoriali e nazionali della categoria: approvare ora una riforma “calata dall’alto” significherebbe, secondo l’ANC, alterare le regole del gioco e compromettere la rappresentatività democratica degli iscritti. “Un Consiglio Nazionale in scadenza non può dettare il riordino completo della professione; significherebbe ignorare la rappresentatività reale”, ha sottolineato Cuchel.

La critica, dunque, riguarda soprattutto il metodo: il testo sarebbe stato elaborato da un Consiglio privo dell’autorevolezza necessaria a decidere per l’intero comparto, senza un reale coinvolgimento degli Ordini, della Cassa e della maggioranza degli iscritti. Da qui la richiesta di rinviare ogni discussione a dopo le elezioni degli organi ordinistici, così che siano i rappresentanti appena eletti – dotati di piena legittimazione – a farsi carico di una riforma condivisa, credibile e sostenibile anche dal punto di vista economico.

La posizione dell’Associazione Nazionale Forense

Sempre nella giornata del 3 settembre anche l’ANF ha inviato una lettera aperta al Ministro Nordio chiedendo di ritirare il disegno di legge delega sull’ordinamento forense e di avviare invece un vero confronto con tutte le componenti dell’avvocatura.
Questo perché la riforma proposta è inadeguata, obsoleta e conservativa:
  • rafforza le logiche corporative,
  • ignora le sfide di modernizzazione, concorrenza e liberalizzazione,
  • introduce nuove figure di collaboratori senza tutele,
  • mantiene incompatibilità che penalizzano gli avvocati,
  • svuota il ruolo del Congresso Nazionale Forense,
  • non affronta il tema cruciale dell’intelligenza artificiale nella professione.
L’Associazione, invece, crede in una riforma che apra la professione a nuove opportunità, che garantisca indipendenza, trasparenza e diritti, e che valorizzi davvero il ruolo dell’avvocato nella società e nella giustizia.
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