28 aprile 2021

Analisi sull’amministrazione di Joe Biden

Sono trascorsi quasi 100 giorni da quando il rappresentante del partito democratico, Joe Biden, è stato eletto Presidente degli Stati Uniti. Inizialmente Biden con l’emanazione di decreti esecutivi ha cercato di eliminare la politica del proprio antecedente, Donald Trump e di modificare i rapporti diplomatici internazionali con delle sanzioni alla Russia, ritirando le truppe americane dall’Afghanistan e riconoscendo il genocidio armeno. Nonostante ciò, però, da un sondaggio del Washington Post e del network Abc si evince che solo il 50% degli americani si ritiene soddisfatto della politica di Biden.

Analizzeremo di seguito un bilancio dei primi 100 giorni di presidenza di Joe Biden, focalizzando la nostra attenzione su quattro punti:
  • Campagna vaccinale;
  • Lotta al cambiamento climatico;
  • Interventi in ambito economico;
  • Questioni ancora irrisolte.

Nella politica di Biden, come aveva preannunciato durante la propria campagna elettorale, la scienza e le direttive delle autorità scientifiche investono un ruolo fondamentale, tant’è che il Presidente degli Stati Uniti ha accelerato sulla campagna vaccinale, che in concomitanza con le misure restrittive adottate, ha permesso all’America di rientrare nelle condizioni dettate dall’Oms (Organizzazione mondiale della salute). Nel dettaglio, grazie alla produzione delle Big Pharma americane, Pfizer e Moderna, negli Stati Uniti a 140 milioni di cittadini (42,9%) è stata somministrata la prima dose di vaccino, mentre 95 milioni (29,2%) sono stati completamente immunizzati. Le percentuali sono elevate rispetto ai Paesi europei, in Italia, per esempio solo il 21,9% della popolazione ha ricevuto la prima dose di vaccino e il 9,1% risulta immunizzato. Il rapido andamento del piano vaccinale ha permesso a Biden di eliminare l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto, e, inoltre le graduali riaperture permetterebbero, secondo le stime del Fed, un rimbalzo del Pil al 6,5%.

Per quanto concerne la questione del cambiamento climatico, Biden ha ordinato il rientro degli Stati Uniti negli Accordi di Parigi, firmati nel 2015 durante la Conferenza di Parigi sul clima, che revocano i permessi per la costruzione del Keystone XL, ossia l’oleodotto che potrebbe trasportare fino a 830.000 di barili di petrolio al giorno al giorno dal Canada al Nebraska. Gli accordi, tra l’altro, hanno erogato dei nuovi finanziamenti per le infrastrutture, soprattutto per le industrie delle auto elettriche, settore nel quale gli Stati Uniti si combattono il monopolio con la Cina.

Nel settore dell’economia Biden ha stanziato 1.900 miliardi di dollari per far fronte alla crisi innescata dalla pandemia, attraverso degli assegni per milioni di cittadini in difficoltà, e in seguito ha erogato 3.000 miliardi di dolori per gli investimenti nelle infrastrutture. Infine, Biden, sta cercando di imporre una tassa minima globale in modo da compromettere l’attrattività di quei paradisi dove le grandi società americane nascondono i propri capitali. Alcuni esperti rendono noto che un tale provvedimento potrebbe influire sul livello occupazionale, il dissenso popolare potrebbe derivare proprio da questa scelta.

I tre punti elencati precedentemente permetteranno agli Stati Uniti di uscire fuori dalla pandemia e di accelerare sulla ripresa economica, anche l’interesse in relazione al cambiamento climatico garantirà un vantaggio competitivo non indifferente. Rimangono, però, alcune questioni importanti da risolvere come la crisi migratoria, infatti ad eccezione della sospensione della costruzione del muro con il Messico, non sembrano esserci delle novità, anche per quanto riguarda la questione di interventi risolutivi in materia di armi.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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